I primi dieci anni di pontificato di Papa Francesco sono stati “caratterizzati, come non accadeva da secoli, dalla convivenza con un ‘Papa emerito’, Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, dimessosi dopo otto anni di pontificato, di fronte a una crisi d’autorità che non riusciva a governare, di cui gli scandali sono stati l’epifenomeno, e che hanno come raffigurato questo tempo della Chiesa come quello della crisi.
In questo tempo della crisi, un kairos, il pontificato di Papa Francesco, rappresenta un tentativo nuovo e significativo che va compreso nell’intera vicenda della Chiesa postconciliare”. Lo scrive Gianfranco Brunelli, direttore de “Il Regno”, nell’editoriale “In cammino con tutti” pubblicato sul nuovo numero di “Il Regno-Attualità”.
“Francesco – prosegue – è il primo Papa postconciliare. Vescovo di una Chiesa in profonda crisi per il radicale e globale cambio d’epoca. Di quella crisi non sarà il risolutore. Non gli è possibile; servirà una lunga traversata del deserto. Ma il suo pontificato ha segnato sin qui alcuni punti prospettici di grande rilevanza. Del Concilio Vaticano II egli ha ripreso la sostanza profonda. La Chiesa sceglie i molti e non i pochi; guarda all’umanità intera, a tutti, non a una casta, a un ceto, a una classe. La Chiesa si presenta a ‘tutti’, ‘come un tutto visibile’, discernibile agli occhi di chiunque”. Brunelli sottolinea come “è nella figura del ‘popolo di Dio’, ‘popolo messianico’, che si esercitano i diversi ministeri, ruoli e carismi. La gerarchizzazione della figura storica della Chiesa, che per secoli si è imposta, forse persino necessitata dalla contraddittorietà della storia, pur non perdendo il proprio carattere magisteriale, dev’essere ricompresa, riorientata, riordinata secondo una visione più fedele all’indole spirituale della Chiesa”. “Anche il primato petrino, il carisma d’infallibilità della Chiesa – osserva – sono ricompresi in questo schema nuovo; e il capitolo che li ricomprende, riconfermandoli, è intestato alla collegialità episcopale e alla sinodalità. Tutti i vescovi, tutto il popolo. L’insegnamento del diritto medievale che afferma ‘quod omnes tangit, ab omnibus tractari et approbari debet’ conserva tutta la sua attualità”. Brunelli si sofferma poi sul tema della misericordia che “è quello che meglio rappresenta Papa Francesco, sul piano personale e su quello magisteriale”. “È un approccio cordiale al dialogo con l’altro – spiega – che può sembrare semplificatorio (il rischio c’è, naturalmente), ma a ben vedere esso introduce, attraverso il tema della grazia che vi è implicata, quello del primato della coscienza. Dio parla nelle coscienze, ne fonda la libertà inalienabile che determina la dignità personale. La parola stessa di Dio cresce nelle coscienze ed è questa prospettiva che consente di ritessere quel dialogo culturale che i nuovi mutamenti antropologici impongono e del quale la Chiesa stessa appare così bisognosa”. Il direttore de “Il Regno” riconosce poi che “non sono mancate nel corso di questi dieci anni di pontificato alcune decisioni estemporanee e talora scelte persino contraddittorie. Anche il susseguirsi degli avvenimenti e il modo in cui necessariamente sono stati raccontati ha dato spesso l’impressione, per usare una categoria di Francesco, di un ‘pontificato a pezzi’”. “Ma il tragitto – conclude – è chiaro nella storia della Chiesa postconciliare: lo stile è di profondo rinnovamento. Il tempo della crisi è un tempo pentecostale”.