Persone con disabilità: suor Donatello (Cei), “con la casa il diritto all’indipendenza, ma considerare la complessità dei bisogni”

“Nel modello sociale della disabilità, in qualche modo opposto rispetto a quello sanitario, la casa diventa un luogo di vita indipendente, dove l’individuo deve affrontare la sua vita da solo, scegliendo il proprio assistente personale, dimorando in un appartamento, a prescindere dai propri bisogni clinici e funzionali”. Lo ha detto stamani suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità, intervenendo al seminario “Il Cantiere dell’ospitalità e della casa”, in corso a Catania. “Al diritto alla salute si sostituisce il diritto all’indipendenza, ma, sotto il manto dei proclami, rischia di celarsi una nuova standardizzazione, che assegna a tutti la stessa risposta, senza considerare la complessità dei bisogni”, osserva la responsabile del Servizio, secondo cui “manca una visione pastorale piena e completa, capace di promuovere l’uomo in tutte le dimensioni, fisica, psicologica e spirituale”.
Di qui la necessità di “mettere sul serio al centro l’ottica del progetto di vita, e rintracciarne il correlato a livello di risposte e soluzioni abitative”. Obiettivo del seminario di oggi è quello di “valorizzare la riflessione sul costrutto di Qualità della Vita, rintracciando in esso lo strumento capace di superare ogni visione ristretta, offrendo la chiave per autentici progetti personalizzati, capaci di tenere conto sia dei problemi di salute che dei valori e desideri esistenziali”. Infine, un riferimento alla dimensione pastorale, che, in questo modo, “accoglie e completa quella tecnica e professionale, spingendo a offrire una gamma ampia di sostegni, capaci di rispondere a tutti i bisogni”. “Nella casa vera come a Betania c’è posto per tutti, per chi soffre e per chi lavora, per chi invecchia e per chi vive la transizione verso la vita adulta. In questa prospettiva, la vitalità della Chiesa ha saputo e saprà offrire risposte diversificate, valorizzando tutti i contributi della comunità viva, e costruendo così luoghi di appartenenza, prima che di indipendenza”.

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