“La presidenza del Consiglio e la Commissione hanno informato il Consiglio europeo in merito ai progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023 in materia di migrazione. Ricordando che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea, il Consiglio europeo chiede la rapida attuazione di tutti i punti concordati. Riesaminerà tale attuazione nel mese di giugno”. Sono le uniche quattro righe e mezzo dedicate al fenomeno migratorio presenti nelle nove pagine del documento conclusivo della prima giornata del Consiglio europeo, che oggi affronta la sua seconda giornata a Bruxelles. Del resto il tema, pur all’ordine del giorno, non è il principale al tavolo dei 27 in questo summit di primavera. Ancora una volta la guerra in Ucraina tiene banco, accompagnata dai temi economici.
Nella conferenza stampa tenuta ieri a tarda sera il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha riferito di un “interessante dibattito sulla migrazione”, durante il quale “sono stati espressi sostegno e approvazione per il modo in cui si è accelerato il lavoro e abbiamo concordato che torneremo a parlarne al Consiglio di giugno, non per riaprire la discussione ma per avere un altro aggiornamento”. In itinere c’è il nuovo Patto per la migrazione, che si vorrebbe approvare prima delle elezioni per il Parlamento europeo a metà del 2024. Ma mentre la premier italiana dichiara che c’è il rischio di una ennesima “ondata” di migranti attraverso il Mediterraneo (stima addirittura 900mila arrivi), gli altri Paesi non sembrano intenzionati a farsi carico della questione, almeno non nel senso di una redistribuzione di migranti. Mancano in questo senso i necessari accordi politici che Roma dovrebbe cercare con Berlino e Parigi, diffidando dei governi sovranisti e di quelli già alle prese con i rifugiati ucraini.