“Attualmente in Argentina, almeno 5 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile nelle loro case e circa 300.000 famiglie non dispongono di servizi igienici; le più colpite sono le zone rurali, le popolazioni remote, gli insediamenti e i quartieri popolari”. È la denuncia che arriva da Caritas Argentina, in una nota diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’acqua.
“Nel corso del nostro cammino – si legge nel testo – abbiamo notato l’intrinseca relazione tra la mancanza di accesso all’acqua e la povertà. Come Caritas, abbiamo individuato che uno dei problemi più urgenti nei quartieri poveri è la mancanza di acqua potabile, di servizi igienici e di igiene; l’accesso a servizi inadeguati per questi aspetti ha conseguenze importanti per la salute o la malattia di una popolazione”.
Ma la disponibilità d’acqua, da sola non è sufficiente, secondo l’organismo ecclesiale argentino: “Dev’essere anche sicura, accessibile e conveniente. Ciò significa che deve provenire da una fonte affidabile, come un pozzo, un rubinetto o una pompa a mano; deve essere priva di contaminazioni fecali e chimiche; deve essere disponibile per almeno 12 ore al giorno; deve trovarsi in casa o a portata di mano. In molte province, i bambini e le donne sono responsabili del trasporto dell’acqua per tutta la famiglia, una situazione che li espone a molti rischi e vulnerabilità. Lo Stato ha un ruolo chiave nell’affrontare questo problema. L’accesso ad acqua e servizi igienici adeguati è essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle famiglie, per migliorare l’istruzione, aumentare la produttività e costruire la resistenza a malattie e disastri”.
Caritas Argentina si propone, quindi di “essere parte della logica di Gesù; dove l’acqua non è negata a nessuno, dove non è mediata dalle qualifiche delle persone in base al loro lavoro, studio, grado di adattabilità sociale o criminalità. Dove non dipende da una fredda analisi dei costi in base alla densità della popolazione. ‘Date un bicchiere d’acqua a questi piccoli’ è un mandato di Gesù a tutti: allo Stato in primo luogo, alle istituzioni intermedie, agli individui che vi hanno accesso, perché non la sprechino, alle grandi aziende, perché non la avvelenino o la sperperino. In poche azioni dovrebbe essere così facile valutare se stiamo agendo bene come in questa, di dare accesso all’acqua ai più poveri”.