“Dalla festa della domenica alla festa dei Santi, quasi a cerchi concentrici dall’altare eucaristico fino a raggiungere tutte le periferie e le zone più lontane, dopo la sospensione causata dalla pandemia, accolta e prolungata come un momento di riflessione, vogliamo ora monitorare la ricchezza dell’esistente ed arginare, se occorre, le esagerazioni e le deviazioni che possono aver appesantito le nostre belle realtà popolari”. Lo scrive il vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, mons. Giuseppe Giudice, nella lettera di accompagnamento alla comunità diocesana nella ripresa delle manifestazioni della pietà popolare. Il documento è stato firmato ieri e pubblicato questa mattina, al termine dell’incontro che il mons. Giudice ha avuto con il clero e la curia per la festa di san Giuseppe.
“Mi piace ancora ricordare che sospendere non vuol dire annullare, né stravolgere, ma come Chiesa ci siamo concessi un tempo propizio per riflettere, rivedere e rimotivare il nostro vissuto ecclesiale, aperto sempre ad un territorio vario e frastagliato”, ha evidenziato il presule, chiarendo che “il tempo sospeso, che ha procurato tanto malumore, ci ha dato la possibilità di fermarci, interrogarci, e chinarci con attenzione sul ricco patrimonio dottrinale e di vita della pietà popolare, posto nelle nostre fragili mani. Esso ora, con fiducia, è riconsegnato ad ognuno di noi per approfondirlo e non disperderlo o mortificarlo, per essere formati più che informati, se vogliamo aiutare il nostro popolo a riprendere un gioioso cammino di fede, e non una danza stanca e ripetitiva intorno al vitello d’oro (cfr Es 32,1ss). Non nuove norme, quindi, né nuovi decreti, ma cuore nuovo e nuovo approccio, con la sapienza di chi sa estrarre dal tesoro cose nuove e cose antiche (cfr Mt 13,52)”.
Il vescovo esprime l’auspicio: “L’aggiornamento, che certamente ci è richiesto, abbia il passo del Cammino sinodale, l’attenzione al territorio e alle vive e vere tradizioni ecclesiali, che se sono tali non possono essere quelle nate ed inventate ieri, o stamattina”. E aggiunge: “Si richiede un cammino di purificazione ed armonizzazione che, necessariamente, deve partire da ognuno di noi; sappiamo, per esperienza personale, che nessun cambiamento è possibile se non si cambia il cuore, se non ci connettiamo ogni giorno con il pensiero di Cristo e della Chiesa.
Tutto nasce nel cuore e dal cuore (cfr Mt 15,19-20), anche una festa ed una processione”.
I tridui e le novene in preparazione alla festa, l’indicazione di mons. Giudice, “possono essere recuperati e arricchiti in modo che diventino una scuola di formazione, di conoscenza della vita del santo, per poter essere imitato”. Forse “è arrivato anche il tempo, dove se ne ravvede la necessità con l’ausilio degli Uffici diocesani, di rivedere il linguaggio di alcune preghiere e suppliche rivolte ai santi, che risentono dell’usura del tempo”.
“Non si fa pastorale con la spugna, quasi a voler cancellare il passato; né inventando tradizioni che non esistono, ma aiutando tutti e ciascuno ad esprimere la bellezza della fede e della pietà del nostro popolo, in una rinnovata sinfonia ecclesiale”, sostiene il presule, che ammonisce: “Abbiamo un ricco patrimonio di feste, tradizioni, norme e dottrina, che a noi non è lecito disperdere o impoverire”.