“La nostra terra indigena Yanomami è rovinata, distrutta, i fiumi e i pesci sono contaminati. Siamo qui ora per chiedere sostegno, perché cerchiate alternative che guariscano la nostra terra. Voi [parlamentari] dovete pensare a come sostenere i popoli indigeni”. Le parole di Júlio David Magalhães, presidente dell’associazione Wanasseduume Ye’kwana, sono risuonate durante l’audizione pubblica tenutasi presso la Commissione temporanea esterna Yanomami del Senato federale, ritraggono le profonde cicatrici che l’estrazione mineraria illegale ha lasciato sulla pelle e sull’anima degli Yanomami. Nell’occasione, i leader della Terra Indigena (TI) Yanomami hanno condiviso con i senatori – e con gli altri presenti – la situazione attuale del territorio: nonostante il Governo federale, guidato dal presidente Lula, abbia messo in atto misure per aiutare gli indigeni, decretando lo stato di emergenza umanitaria, persistono ancora problemi cronici e gravi legati, ad esempio, alla sicurezza, alla salute e all’ambiente.
Oltre ai parlamentari che compongono la commissione, ha partecipato all’audizione anche il presidente del Consiglio indigeno missionario (Cimi, emanazione della Chiesa brasiliana), dom Roque Paloschi. “A nome del Consiglio indigeno missionario, la nostra profonda e incondizionata solidarietà ai popoli Yanomami e Ye’kwana, che hanno subito violenze estreme a causa della presenza di miniere nel loro territorio e del sistematico abbandono dell’assistenza sanitaria da parte dello Stato brasiliano, soprattutto negli ultimi quattro anni”, ha detto dom Paloschi. Attraverso una videoconferenza, Júlio Magalhães e Mateus Sanuma – rappresentanti dell’Associazione Ypassali Sanuma – hanno denunciato che c’è ancora la presenza di “garimpeiros” (cercatori d’oro illegali) all’interno del territorio – e hanno sottolineato l’urgenza di risolvere questa situazione.