10° anniversario Papa Francesco: mons. Pavanello (Adria-Rovigo), conversione evangelica e “Chiesa in uscita” fra i tratti del pontificato

“In questi giorni avremo modo di leggere e di sentire molte valutazioni e bilanci sui dieci anni di pontificato di Papa Francesco. Mi sembra opportuno dire qualcosa anch’io dal mio punto di vista di pastore della diocesi di Adria-Rovigo, rispondendo a questa domanda: quale contributo ha dato questo Papa alla vita della nostra chiesa diocesana?”. Lo afferma in un messaggio alla diocesi mons. Pierantonio Pavanello. “Al primo posto metterei l’appello a una conversione evangelica. Vivere il Vangelo infatti è per il cristiano e per la Chiesa la priorità fondamentale: fondamentale ma non scontata, come dimostra la nostra delusione nello scoprire che siamo una chiesa povera, sia quanto a persone che quanto a risorse materiali e a influenza sulla società. La ‘gioia del Vangelo’ (Evangelii Gaudium) è il titolo del documento programmatico di Papa Francesco, quasi a dirci che se viviamo il Vangelo siamo nella gioia e chi è povero è in una condizione privilegiata per vivere il Vangelo. Personalmente devo dire che questi pensieri riproposti con insistenza dal Papa mi sono stati di grande aiuto nell’affrontare in modo positivo le difficoltà di una situazione diocesana che, partendo da una condizione oggettiva di marginalità per le sue dimensioni e per le vicende socioeconomiche, è penalizzata rispetto alle diocesi vicine più grandi e ricche di iniziative”.
Collegato a questo primo punto “segnalo poi l’invito ad essere una ‘chiesa in uscita’. Papa Francesco ci ha sollecitato senza sosta a non essere ripiegati su noi stessi, ma di andare incontro agli uomini e alle donne di oggi. […] Abbiamo bisogno di aprirci, di uscire dal nostro isolamento, di andare incontro agli altri. È questa la via per rinnovare la vita cristiana e per generare nuovi cristiani”.
“Un ultimo punto – afferma il vescovo – riguarda il modo in cui Francesco esercita il suo ministero: fin dal suo primo apparire alla loggia della Basilica di San Pietro siamo rimasti stupiti dal suo linguaggio semplice e immediato a cui hanno fatto seguito gesti molto concreti che hanno avvicinato la figura del Papa e la Chiesa nel suo complesso al nostro modo di vivere quotidiano. È un insegnamento molto importante anche per noi: ringrazio il Signore di essere stato chiamato ad essere Vescovo durante questo pontificato, perché mi ha consentito di vivere il mio ministero con libertà mantenendo uno stile di vita semplice, non diverso da quello che avevo da prete. Oggi c’è bisogno proprio di una Chiesa che stia in mezzo alla gente e che sappia accogliere tutti innanzitutto con l’umanità dei suoi membri”.

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