“Come comunità religiosa non abbiamo il potere politico e tantomeno militare di fermare una guerra, ma possiamo e dobbiamo richiamare ai valori della pace e del diritto dei popoli a difendere la propria libertà e identità. Possiamo e dobbiamo però fare appello alla conversione dei cuori. E questo chiediamo qui al Signore. Le preghiere sono più potenti delle bombe, affermava Giorgio La Pira. Anche noi lo crediamo e per questo la nostra speranza resta viva”. Così il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, nell’omelia della messa celebrata oggi nella chiesa di San Carlo per pregare per le vittime della guerra in Ucraina e per invocare la pace nel Paese.
Il no alla guerra è possibile “perché all’umanità è dato il dono della libertà con cui rifiutare il male e scegliere il bene – ha proseguito l’arcivescovo -. Occorre però contribuire a creare le condizioni perché la coscienza di tutti sia orientata a scoprire le ragioni del bene e come esse siano più forti di ogni possibile affermazione di sé, persona o popolo”. Secondo il card. Betori, “il no alla guerra come strumento di soluzione delle controversie tra le nazioni si unisce poi alla concreta partecipazione alle sofferenze dei fratelli” da cui nascono “la carità, la compassione, la solidarietà, atteggiamenti e gesti che contrastano la folle logica delle armi e della disumanità. Siamo stati e siamo testimoni, in questi mesi – ha concluso il presule -, della natura diabolica della violenza, ma anche del volto di Dio che è Misericordia”.