La discriminazione nega la soggettività di un individuo, la riduce all’appartenenza ad un gruppo identificabile: ancor prima di esser riconosciuti come soggetti portatori di caratteristiche individuali, bambine, bambini e adolescenti vengono stigmatizzati come membri di un gruppo, definito in base a categorie stereotipizzanti quali età, nazionalità, gruppi con la stessa origine etnica, disabilità, orientamento sessuale, etc. Nello stesso modo, lo stereotipo dell’aspetto esteriore riguarda tutto ciò che a primo impatto si classifica, come ad esempio colore della pelle, genere di appartenenza, caratteristiche fisiche, abbigliamento e porta a giudicare nella maggior parte dei casi in modo superficiale e impreciso una persona al primo impatto. Questo il messaggio che il Movimento Giovani per Save the Children vuole lanciare oggi in occasione della Giornata mondiale contro le discriminazioni, attraverso la campagna “UP-prezzami” contro gli stereotipi, ideata e lanciata dagli oltre 500 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 25 anni, impegnati nella promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
I giovani del Movimento, seguiti da esperti di comunicazione, hanno voluto accendere i riflettori su un tema che li tocca da vicino e di cui ritengono si parli troppo poco. Per farlo, hanno scelto un video in cui è un loro stesso coetaneo ad essere condizionato dall’immagine che, però, spesso rischia di essere fuorviante. E la domanda che vogliono rivolgere ai loro coetanei è: “Sei sicuro che la scelta migliore sia affidarsi alle apparenze?”. Save the Children sottolinea l’importanza di iniziative di questo tipo, che partano dai ragazzi, perché sono loro per primi a vivere queste situazioni che spesso possono avere dei risvolti anche drammatici. Il coinvolgimento dei “pari” è fondamentale per isolare chi compie atti discriminatori, per non minimizzare qualsiasi segnale di chiusura verso le diversità e per diffondere una cultura di rispetto dei diritti di tutti, a scuola e negli altri luoghi di incontro. La scuola in particolare può e deve avere un ruolo importante nella promozione di una cultura dell’accoglienza.