“Il Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio si è chiuso rilanciando, sulle questioni che concernono la migrazione, le preoccupanti indicazioni proposte dalla Commissione già il 21 novembre scorso, in continuità con una politica migratoria europea che dal 2015 è sempre più restrittiva e miope. Le decisioni prese vanno in direzione opposta rispetto a quelle politiche che ad oggi non solo appaiono necessarie, ma si dimostrerebbero sicuramente più efficienti ed efficaci”. È quanto si legge in un comunicato stampa del Tavolo Asilo e Immigrazione, a cui aderiscono, tra gli altri, A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Cies, Cir, Cnca, Comunità Papa Giovanni XXIII, Emergency, Legambiente, Medici senza frontiere, Oxfam. Secondo le organizzazioni, “costruire muri, finanziare ulteriori iniziative di sorveglianza aerea e rafforzare il controllo delle frontiere non impedirà alle persone di rischiare la vita in cerca di sicurezza in Europa. Al contrario, queste misure non faranno altro che costringere le persone a correre maggiori rischi per poter richiedere protezione, mettendole ancor più nelle mani dei trafficanti di esseri umani e costringendole a fuggire attraverso rotte sempre più pericolose”. “L’esternalizzazione delle frontiere e dei controlli si fonda sulla stessa retorica del Patto su Asilo e migrazione: gestire i flussi ‘irregolari’, contrastare il traffico di esseri umani, senza fornire nuovi canali di accesso legali e sicuri ai cittadini di Paesi terzi”, prosegue il comunicato nel quale si giudicano “molto deboli e vaghe le indicazioni sul coordinamento delle operazioni di salvataggio in mare, nessun impegno concreto verso una missione navale europea che salvaguardi la vita in mare, assenti i riferimenti alle misure di solidarietà sulla redistribuzione. Acclamazione per i Paesi che rafforzano le frontiere esterne e sostengono il contenimento delle persone in movimento nei Paesi di transito”. “Su questo obiettivo di ulteriore chiusura delle frontiere si chiede alla Commissione di ‘mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi’ per supportare gli Stati membri con la ricetta che già conosciamo: rafforzare la protezione dei confini con infrastrutture, risorse, misure di sorveglianza compresa sorveglianza aerea, ed equipaggiamenti. In questa direzione, la Commissione europea nel piano d’azione del 21 novembre prevedeva già lo stanziamento di 580 milioni entro il 2023, principalmente per Libia, Tunisia, Egitto e lungo la rotta del Sahel, senza avanzare alcuna proposta di miglioramento rispetto ai principi di tutela dei diritti umani”, continuano le organizzazione, sottolineando che “il cosiddetto ‘approccio globale alla migrazione’ include anche l’esternalizzazione delle procedure di asilo: il Consiglio auspica un coinvolgimento dell’Agenzia per l’asilo per aumentare l’uso del concetto di Paese terzo sicuro e paese d’origine sicuro, e incita gli Stati membri a utilizzare questi strumenti in vista dell’adozione di una lista europea di Paesi così detti sicuri”. “Si tratta di un altro passo indietro per la cultura dei diritti nell’Unione europea. Un ulteriore cedimento alle richieste dei governi sovranisti e xenofobi”, denunciano dal Tavolo Asilo e Immigrazione: “Un sistema di asilo più umano, efficace e sostenibile nell’Ue non è di certo incompatibile con il diritto degli Stati membri di gestire efficacemente le proprie frontiere esterne. È perfettamente possibile per i leader europei disegnare una gestione della migrazione che risponda a principi di solidarietà e di condivisione delle responsabilità, garantendo allo stesso tempo il rispetto dei principi fondamentali dell’Unione e dei diritti che essa riconosce”.