“Sappiamo tutti che l’Europa ha due culture religiose diverse, l’Europa dell’Est e l’Europa dell’Ovest. Potevano quindi esserci tensioni molto feroci ma questo non è avvenuto. Siamo rimasti fratelli e sorelle. Vogliamo camminare insieme. Sappiamo che ci sono diverse opinioni ma questa diversità non disturba l’appartenenza profonda a Cristo. Sono veramente molto contento”. Esprime grande soddisfazione il card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, commentando ai giornalisti la conclusione della prima tappa a Praga dell’Assemblea sinodale europea. Ripartiti i circa 200 delegati, da domani, e fino al 12 febbraio, si incontreranno solo i presidenti delle Conferenze episcopali per rileggere “collegialmente l’esperienza sinodale vissuta insieme”. “Lo Spirito Santo lavora nel tempo”, dice Hollerich. “Dobbiamo sentire la chiamata dello Spirito ma qualche volte è molto difficile perché abbiamo le orecchie piene di altre cose, anche di cose religiose che non vengono dallo Spirito Santo”. Riguardo ai grandi temi sollevati durante l’assemblea, il cardinale commenta: “La Chiesa è pronta a riflettere e a pregare su queste richieste. L’inclusione però è un’altra cosa, perché il Papa ha detto: tutti, tutti, tutti. Questo è chiaro, almeno per me. Non c’è discussione. Ma per il sacerdozio delle donne, per i preti sposati, bisogna pregare, riflettere insieme, pesare”. “Bisogna – aggiunge – lasciare agire lo Spirito Santo per poter prendere tali decisioni. Una decisione presa sotto pressione sarà sempre una cattiva decisione”. Una cosa sembra ormai chiara: la Chiesa deve essere “più sinodale”. Non “un club, dove il sacerdote è il direttore” – osserva il cardinale – ma una Chiesa “dove tutti sono impegnati”. Solo così “avrà un altro posto nella società. Dobbiamo dimenticare la grandezza del passato. Se oggi abbiamo piccole comunità ma vive, ci sarà una Chiesa attraente capace di parlare con un linguaggio che la gente capisce”.