Ecuador: dopo la sconfitta elettorale l’opposizione chiede dimissioni del presidente Lasso

Una bocciatura clamorosa per il presidente Guillermo Lasso e il sorprendente ritorno nella vita politica delll’Ecuador dell’ex presidente Rafael Correa, alla guida di un nuovo movimento politico di sinistra, Revolución Ciudadana, ma anche il consolidamento del partito “indigeno” Pachakutik. È questo l’esito della tornata elettorale di domenica scorsa nel Paese andino, dove si è votato su otto referendum istituzionali proposti dal presidente (a vincere sono stati i No) e per le elezioni provinciali e amministrative. Il missionario fidei donum don Giuliano Vallotto, da Quito, commenta al Sir: “Il presidente Lasso aveva detto che era suo compito sradicare il ‘correismo’ dal paese. Ora, soprattutto con il secco no ricevuto dal risultato del referendum, da lui fortissimamente voluto, dovrà fare i conti con la realtà. In effetti, lo zoccolo duro per Correa non è mai venuto a mancare e si attesta almeno al 25-30 per cento dell’elettorato. Al tempo stesso, il consenso dell’ex presidente è in flessione nelle nuove generazioni di elettori. E l’opposizione al ‘correismo’ è molto forte e radicata, in maniera direi viscerale nelle classi più agiate. Diciamo che l’affermazione elettorale di Correa, questo, ritorno, suscita molta impressione, ed è aiutato dalla mediocrità dei suoi successori”. Venendo al dettaglio dei risultati, la sinistra di Correa ha vinto in sette province, tra cui le più popolose (in particolare Pichincha, Azuay, Manabí, Guayas) e ha conquistato i Comuni più popolosi, a partire dalla capitale Quito e dalla città più popolosa, Guayaquil, da quasi quarant’anni feudo del partito conservatore Social-cristiano. Pachakutik ha invece prevalso nei territori amazzonici e in quelli andini a maggiore concentrazione indigena. Il referendum costituzionale era suddiviso in otto quesiti, relativi ad altrettante modifiche alla Costituzione, proposte dal presidente Lasso. Tra le questioni più rilevanti: consentire l’estradizione di ecuadoriani ricercati per crimine organizzato, ridurre il numero di membri dell’assemblea, imporre un numero minimo di affiliati nei movimenti politici. Il No ha prevalso in tutti e otto i quesiti, anche se con diverse percentuali. Prosegue don Vallotto: “Il presidente Lasso, dopo la sconfitta, ha lanciato l’idea di un accordo nazionale per risolvere i grandi problemi del Paese. Proposta immediatamente respinta dalle opposizioni, com’era prevedibile. Si affaccia, piuttosto, l’idea che tutti diano le dimissioni: Presidente e Parlamento. Una specie di eutanasia politica di tutti i governanti”.

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