“È bello che, in mezzo a tanta conflittualità, l’appartenenza cristiana non abbia mai disgregato la popolazione, ma è stata, ed è tuttora, fattore di unità”. È l’omaggio all’eredità ecumenica del Sud Sudan, definita dal Papa “un tesoro prezioso, una lode al nome di Gesù, un atto di amore alla Chiesa sua sposa, un esempio universale per il cammino di unità dei cristiani”. “È un’eredità che va custodita nel medesimo spirito”, l’invito durante la preghiera ecumenica nel mausoleo “John Garang”: “le divisioni ecclesiali dei secoli passati non si ripercuotano su chi viene evangelizzato, ma la semina del Vangelo contribuisca a diffondere una maggiore unità”. “Il tribalismo e la faziosità che alimentano le violenze nel Paese non intacchino i rapporti interconfessionali”, l’auspicio del Papa: “al contrario, la testimonianza di unità dei credenti si riversi sul popolo”. Due le parole suggerite da Francesco per il prosieguo del cammino: memoria e impegno. “I passi che fate ricalcano le orme dei predecessori”, ha fatto notare il Papa: “Non abbiate timore di non esserne all’altezza, sentitevi invece sospinti da chi vi ha preparato la strada: come in una staffetta, raccoglietene il testimone per affrettare il raggiungimento del traguardo di una comunione piena e visibile”. “Si cammina verso l’unità quando l’amore è concreto, quando insieme si soccorre chi sta ai margini, chi è ferito e scartato”, ha raccomandato Francesco: “Voi già lo fate in tanti campi, penso in particolare a quelli della sanità, dell’istruzione, della carità: quanti aiuti urgenti e indispensabili portate alla popolazione! Grazie per questo. Continuate così: mai concorrenti, ma familiari; fratelli e sorelle che, attraverso la compassione per i sofferenti, i prediletti di Gesù, danno gloria a Dio e testimoniano la comunione che egli ama”.