“Don Pasquino Borghi è stato veramente un sacerdote consumato dalla carità”. La sua figura esemplare è stata focalizzata a Reggio Emilia nella basilica della Ghiara dall’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, nell’omelia della messa presieduta oggi nel 79° anniversario della fucilazione eseguita al Poligono di Tiro di Reggio Emilia il mattino del 30 gennaio 1944. Con lui caddero sotto il fuoco del plotone di esecuzione – vittime del regime fascista – ad altri otto prigionieri.
Il sacerdote, parroco di Tapignola, era stato espressamente imputato di favoreggiamento e ospitalità ad una banda armata ribelle e a prigionieri nemici che egli sapeva essere autori di omicidio e di tentato omicidio nelle persone di militi e carabinieri, si legge nella sentenza emanata dal Tribunale speciale straordinario di Reggio Emilia il 29 gennaio e immediatamente esecutiva. Mons. Morandi ha sottolineato il dovere di ricordare la testimonianza di don Pasquino e degli altri otto trucidati.
C’è un filo rosso che guida tutte le scelte compiute da don Pasquino – insignito della medaglia d’oro da Enrico De Nicola – ben sintetizzate dalla madre Orsolina: era stato abituato in famiglia alla bontà e alla carità.
Don Borghi seppe compiere una decisa scelta di campo contro l’ingiustizia e la sopraffazione in nome della verità e della carità.
L’arcivescovo ha evidenziato come anche oggi servano – di fronte all’esperienza della guerra e della sofferenza – donne e uomini buoni, testimoni che sappiano promuovere e incarnare una cultura del rispetto, della pace, della concordia.
Mons. Morandi ha poi aggiunto che non ci si può accontentare di fare solo memoria di don Pasquino nel giorno anniversario del sacrificio: occorre proporlo “come luminoso esempio per la Chiesa e la società civile”, non solo reggiana. Questo è l’impegno che la Chiesa reggiano-guastallese deve assumersi: rileggere con attenzione tutte le tappe della vita del sacerdote e soprattutto i suoi gesti di accoglienza verso chi fuggiva dalla persecuzione nazifascista.
Quest’anno alla celebrazione eucaristica hanno significativamente partecipato, accanto alle autorità civili e militari, alunni dell’istituto comprensivo di Rivalta intitolato al sacerdote martire; con loro la preside Paola Campa e la vice Paola de Iuliis. Le studentesse e gli studenti hanno proposto riflessioni, testimonianze e preghiere.