“Il male estremo del genocidio non è stato un incidente improvviso e isolato”. Lo ha sottolineato il direttore del Museo di Auschwitz Piotr M. A. Cywiński parlando del laborioso processo di pianificazione e di programmazione dello sterminio con impiego di una delle tecnologie più moderne all’epoca qual era il trasporto ferroviario. L’organizzazione del sistema di disumanizzazione e di annientamento delle persone è il tema delle celebrazioni odierne del 78° anniversario della liberazione del campo di sterminio più grande in Europa del XX secolo. “Il campo di Auschwitz fu effetto anche di un progresso tecnologico”, ha osservato Cywiński aggiungendo che “ciò dimostra quanto il progresso possa essere utilizzato sia a fin di bene che per il male”. Parlando di Auschwitz al centro Abraham J. Heschel istituito di recente presso l’Università cattolica di Lublino, il direttore del museo ha ribadito che lo stermino nei campi nazisti “in quanto un processo complesso” poteva essere perlomeno “ostacolato” ma “non si riuscì a farlo”. Ha rilevato inoltre che oggi “oltre la frontiera est della Polonia stiamo di fronte a dei processi che è difficile non considerare simili”. “E quindi oggi è per noi il momento di decidere come ci comporteremo davanti al male, di fronte alle diverse forme di xenofobia, antisemitismo e razzismo”, ha rimarcato. Come ha spiegato Cywiński, in considerazione della guerra in Ucraina, le celebrazioni odierne sebbene focalizzate sulla presenza dei sopravvissuti, non comprenderanno dei discorsi politici. Ha evidenziato altresì che per la stessa ragione non tutte le rappresentanze ufficiali accreditate in Polonia hanno ricevuto l’invito alla commemorazione della liberazione del campo di stermino di Auschwitz.