È passato un mese da quando le autorità talebane hanno vietato alle donne di lavorare per le Ong nazionali e internazionali, annuncio a seguito del quale Azione Contro la Fame ha deciso la sospensione delle attività non vitali nel Paese. Oggi l’organizzazione ha annunciato che sta gradualmente riprendendo il lavoro delle sue cliniche mobili in Badakhshan, Daykundi, Ghor e Helmand, regioni in cui l’accesso all’assistenza sanitaria è limitato. In una nota, Azione Contro la Fame fa sapere che nonostante la sospensione della maggior parte delle sue attività, è riuscita a mantenere le operazioni in due centri di trattamento nutrizionale salvavita nella provincia di Helmand. Ciò è stato possibile grazie a un’esenzione del Ministero della Sanità afghano che consente alle donne di continuare a lavorare nelle strutture mediche. “Questa deroga ha permesso a tutto il nostro personale, maschile e femminile, di continuare a gestire le nostre attività vitali. Oggi stiamo riprendendo gradualmente le attività delle nostre cliniche mobili in aree dove i servizi sanitari sono estremamente limitati”, afferma Samy Guessabi, direttore di Azione Contro la Fame in Afghanistan. L’organizzazione ha anche ripreso le attività di due squadre sanitarie mobili nelle province di Ghor e Helmand. Il personale fornisce cure mediche salvavita a donne e bambini e garantisce miglioramenti a livello comunitario in materia di salute e nutrizione. Si prevede inoltre di riaprire il prima possibile anche le cliniche mobili di Daykundi e Badakhshan. Data la scarsità di centri sanitari permanenti nelle comunità rurali, le cliniche mobili sono “un’ancora di salvezza vitale, che consente agli operatori umanitari di fornire servizi sanitari essenziali anche nelle aree più difficili da raggiungere”. Nei casi più gravi di malnutrizione, le squadre mobili provvedono ad inviare i bambini e le donne gravemente malati negli ospedali.