Diocesi: mons. Brambilla (Novara), “non smettiamo di favorire un volontariato che sia semplicemente gratuito”. “‘Fare rete’, senza concorrenze e gelosie”

“Le comunità cristiane e i pastori non dovranno smettere di favorire un volontariato disponibile, che sia semplicemente gratuito. Solo con l’ossigeno della gratuità anche il volontariato più strutturato e a tempo pieno non perderà la sua anima di generosità. Chiedo alle comunità cristiane e ai gruppi di volontariato di cercare i modi con cui correggere l’impoverimento del volontariato gratuito”. È l’appello rivolto ieri dal vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla, in occasione della solennità del patrono San Gaudenzio.
Nel suo discorso alla città e alla diocesi, il presule ha sottolineato che “fare il volontario non può lasciarti come prima, non può non cambiarti la vita”. “Uno – ha osservato – non può essere competitivo e arrivista al lavoro durante la settimana e vestire al sabato i panni del volontario. Pertanto bisogna superare la pratica di un volontariato solo estemporaneo, improvvisato, che non persiste nell’impegno”.
“La carità (e la Caritas) – ha evidenziato il vescovo – non può procedere divisa, in ordine sparso, secondo la logica del piccolo è bello. Per la carità si esige coralità, senso del gioco di squadra, investimento comune, convergenza di forze, unità di risorse o come si dice oggi ‘fare rete’. Senza concorrenze e gelosie”. Dopo essersi soffermato sul “cammino formativo del volontariato giovanile” e le sue difficoltà, mons. Brambilla ha ricordato che “la carità da se stessa richiede di diventare scelta di vita: altrimenti molti giovani, che hanno fatto un cammino di formazione e di fede, li potremmo trovare domani con comportamenti che sembrano aver lasciato alle spalle il proprio volontariato come un esperimento giovanile romantico e superato nella vita adulta”. “La formazione al volontariato – ha ammonito – deve prospettarsi questa mèta, perché esso non sia solo il sapore di una stagione della vita, ma il colore della propria vocazione”. “Si può essere preti, sposati, laici, missionari, professionisti, politici in mille maniere”, ha spiegato, rilevando che “il tocco di un’esistenza che si lascia permeare dalla generosità dà all’esistenza il suo tratto umano e cristiano”.

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