“C’è una frase che Gustavo Gutiérrez ha ripetuto spesso: ‘Preferisco essere esaminato a Roma”. A ricordarla, al Sir, è l’arcivescovo di Lima, mons. Carlos Castillo, che di Gutiérrez, autore del celebre volume “Teologia della liberazione”, è stato allievo e assistente. L’arcivescovo conferma e rafforza quanto sostenuto la scorsa settimana, in occasione della messa in suffragio del Papa emerito Benedetto XVI. La storia ecclesiale di Joseph Ratzinger, come è noto, è intrecciata, anche polemicamente, con la vicenda della pretesa ‘condanna’ della Teologia della Liberazione. In realtà, il ruolo dell’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede fu molto più articolato e per molti aspetti inedito, e di questo mons. Castillo ha voluto rendere atto al Papa emerito, verso il quale dal coetaneo padre Gutiérrez non sono mai arrivate parole di critica. Anzi, rivela l’arcivescovo, proprio la ferma volontà del card. Ratzinger di dare vita a un dialogo approfondito, portò alla stesura di un rapporto di ampio volume, frutto di un lavoro teologico lungo e approfondito. Mons. Castillo ha infatti confidato, durante la messa, che “il Papa inviò in Peru (quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede) una commissione di undici teologi di alto livello a inserirsi nella vita dei poveri per vedere quanto c’era di vero rispetto al fatto che ci si trovasse di fronte a un’eresia, come si affermava, e se quella teologia e quei frutti liberatori dell’evangelizzazione con i poveri erano o non erano validi per la fede”. E gli undici teologi, guidati, in quel momento, da Gerhard Müller, “hanno prodotto un grande rapporto che non solo ha permesso di affermare che la Teologia della Liberazione non ha nulla a che fare con la violenza, ma che nei luoghi in cui c’è stata un’evangelizzazione liberatrice, una vera evangelizzazione con i poveri, essi hanno aiutato a sradicare la violenza da quei luoghi. Ed è per questo che l’Università Cattolica ha conferito a mons. Müller un’onorificenza Honoris Causa, come l’aveva conferita anche all’allora cardinale Ratzinger”. Mons. Castillo ha spiegato nell’omelia: “Papa Benedetto, come presidente e prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha dovuto esaminare e valutare le dottrine in America Latina, specialmente nella Chiesa peruviana. Ha avuto la grandezza di ascoltare, di separare il grano dalla pula, di chiedere cambiamenti e rettifiche e, contemporaneamente, di consolidare la grandezza di un’opzione preferenziale per i poveri che, inoltre, nell’incontro di Aparecida, è riuscito a riaffermare pubblicamente, dicendo che l’opzione preferenziale per i poveri è radicata nella cristologia più antica del Nuovo Testamento”. La messa di Lima in suffragio di Benedetto XVI, lo scorso 5 gennaio, è stata tra gli altri concelebrata dal nuovo nunzio apostolico in Perù, mons. Paolo Rocco Gualtieri, e da mons. Jorge Carrión, vescovo di Puno e amico personale di Joseph Ratzinger. Mons. Castillo ha parlato del Papa emerito anche a proposito di un altro caso controverso della Chiesa peruviana, quello relativo all’assetto dell’Università Cattolica del Perù: “Prima di dimettersi, il Papa ha anche nominato una commissione che ha iniziato il lavoro che Papa Francesco ha poi brillantemente portato a termine”.