“Essere vigilanti. Solo così, infatti, può avvenire l’incontro con il Signore che viene, che si rivela. Vivere da persone attente significa rendersi conto che qualcosa è accaduto e prenderlo in considerazione. Come lo furono i Magi che diedero importanza a ciò che videro nel cielo, una stella diversa, la riconoscono come la stella del Messia”. È quanto afferma il Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, nella sua meditazione al Vangelo della domenica (questa settimana l’8 gennaio). “Essere attenti – spiega – significa riconoscere che ciò che accade è un segno, porta in sé una parola, dice qualcosa. Significa riconoscere che quel segno è per te e mettersi in ascolto. Magari non si capisce tutto, e il segno parla con linguaggi che non sempre sono i nostri. Essere attenti, poi, significa obbedire e mettersi in cammino. Quando si è ascoltato, allora bisogna lasciare spazio dentro di sé a ciò che la parola semina in noi e, di solito, la parola semina in noi un desiderio, un unico grande desiderio, che è quello di cercare il Signore”. “Siamo venuti ad adorarlo” come dicono i Magi. Per Pizzaballa “è drammatico che proprio le persone religiose, che proprio i sapienti, non partano alla ricerca del compimento, che si fermino prima, che rimangano bloccati da ciò che sanno, come se la loro conoscenza da sola bastasse… Un altro elemento da notare è che l’annuncio viene da fuori: è Gerusalemme il luogo delle promesse, ma l’annuncio che le promesse si sono compiute non accade lì e viene da fuori, da persone straniere e lontane”. L’attenzione, poi, chiede “umiltà”. “I magi – sottolinea il Patriarca -, arrivati a Gerusalemme, fanno una cosa che gli scribi e i capi non sanno fare, ovvero semplicemente chiedono. Sono attenti, sono sapienti, e perciò sono umili, per cui sanno che tutta la loro conoscenza da sola non basta, che c’è qualcosa oltre, che non è ancora dato loro. Per questo vanno ad attingere ad un’altra fonte, ad un altro linguaggio che finora era loro sconosciuto, quello della Parola, delle promesse, della rivelazione”. “Fare attenzione – conclude Pizzaballa – significa saper lasciare qualcosa: i magi lasciano la loro terra e, da lontano, si mettono in cammino. Anche magi, i lontani, hanno qualcosa di molto prezioso, che portano con sé, ma che non tengono per sé: arrivati al luogo dove si trovava il bambino, lo offrono a colui che hanno trovato. Lo fanno perché hanno provato una grandissima gioia, ovvero una gioia che non ha prezzo. Lo fanno per gratitudine, perché è tanto ciò che hanno ricevuto quando hanno trovato quel Messia che li ha attratti e li ha guidati”.