(da New York) “Questa è una guerra con madre natura”, ha dichiarato in conferenza stampa Kathy Hochul, governatrice dello Stato di New York, tra i più colpiti da quella che è considerata dai meteorologi la “tempesta del secolo”. Il presidente americano Joe Biden ha assicurato l’assistenza federale e confermato lo stato di emergenza proclamato già giovedì scorso dal governatore. Martedì mattina, il servizio meteo nazionale ha rilevato ancora “neve estremamente pesante”, che sta cadendo nella parte nord dello Stato, con un’intensità pari a 5 centimetri all’ora; mentre i venti soffiano con velocità pari a 48 chilometri orari, ricoprendo di neve le strade faticosamente ripulite nella giornata di ieri. La contea di Eire piange 27 morti, di cui 18 solo nella città di Buffalo. Il vescovo Michael W. Fisher aveva esortato già venerdì, i suoi fedeli, a non partecipare a nessuna celebrazione natalizia in persona. “Anche se è Natale, in queste condizioni pericolose, nessuno deve mettere a rischio se stesso o gli altri”, ha detto il vescovo che aveva invitato tutte le parrocchie ad offrire servizi in streaming, evitando che il numero dei morti, già arrivato a 63, si aggravasse. Il vescovo aveva insistito sull’eseguire alla lettera tutte le indicazioni e gli allarmi sul meteo, ma ha aggiunto una nota personale: “prendersi cura” di chi era in difficoltà, senza elettricità, cibo o bloccato dalle nevicate che nelle 6 contee della diocesi hanno toccato anche i due metri e mezzo di altezza. Vittime per il maltempo sono state registrate in altri 12 Stati, ma ancora oggi si cerca di mettersi in contatto con chi è stato tagliato fuori dalle comunicazioni, dopo che i venti hanno abbattuto cavi elettrici e telefonici; mentre le tubature, saltate a causa del gelo hanno lasciato anche Jackson, la capitale del Mississippi completamente senza acqua, aggravando le condizioni di un sistema idrico già estremamente compromesso.
Il caos persiste negli aeroporti, con una delle maggiori compagnie aeree low-cost, la Southwest, che ha cancellato oltre 2.800 voli martedì mattina; mentre il numero totale di quelli cancellati nel fine settimana è salito ad oltre 17.000. Il Dipartimento dei trasporti ha avviato un’indagine per approfondire le ragioni di una gestione caotica dei piani di volo e del tasso “sproporzionato di ritardi e cancellazioni” che stanno ancora oggi bloccando migliaia di passeggeri negli aeroporti del Midwest e della costa orientale.
La vera emergenza permane alla frontiera tra Messico e Texas. La città di El Paso ha emesso una dichiarazione di emergenza durante il fine settimana con le temperature precipitate sotto zero, anche nel temperato Texas, dove i rifugi hanno raggiunto la massima capacità di accoglienza. Alcuni hanno chiesto di entrare e restare in piedi tutta la notte e il giorno pur di non morire di freddo. Intanto, altrettante migliaia di migranti stanno trascorrendo all’addiaccio, ma sul lato messicano, questi giorni di Natale, poiché non sono riusciti ad attraversare il confine per chiedere asilo. “Quest’ultima settimana è stato completamente diverso e straziante”, ha commentato Cynthia, che coordina le attività di assistenza dell’associazione St. Columban Mission. Centinaia di migranti si sono ritrovati nelle strade di Ciudad Juárez e El Paso e alcune parrocchie come quella del Sacro Cuore hanno aperto le porte per far dormire le famiglie con bambini.
“Qui è tradizione celebrare le ‘Posadas’, la rievocazione del viaggio della Sacra Famiglia verso Betlemme. Quest’anno sembra di viverlo nella vita reale”, continua Cynthia che negli ultimi giorni ha visto così tante famiglie con bambini piccoli, madri single con minori e donne incinte che avevano bisogno di un posto, da sentirsi sopraffatta. “Il nostro Governo non sta facendo tutto il possibile per dare loro un riparo. Eppure, anche in mezzo alla confusione e all’incertezza, tanti membri della nostra comunità di confine donano vestiti, coperte, cibo e continuano a mostrare amore e compassione condividendo il poco che hanno”, spiega ancora la volontaria.
Il governatore del Texas invece ha continuato a mantenere la linea dura anche nei giorni natalizi, inviando 3 pullman di rifugiati a Washington, proprio davanti la casa della vice presidente Kamala Harris, in una guerra politica che da mesi non ha tregua e usa la tragedia non solo per sollevare un problema, ma per creare un’emergenza anche in altre parti del Paese, dirottando gli investimenti federali su viaggi anche di tre giorni, senza preoccuparsi che sono esseri umani e non pedine politiche da depositare caoticamente e senza coordinamento alcuno nelle principali città della costa est.