“Il Natale di Gesù si offre ancora come ripensamento e progetto alternativo alle forme di chiusura e di distanza dall’umano: culturale, sociale e religioso. Chiede di sapersi fidare, di avere bisogno dell’Altro, come un bambino. Questa nascita consegna la capacità, umile e sapiente, di non rinunciare al dialogo e all’incontro; di riconquistare l’essenziale in cui ogni esperienza trova origine e maturazione: la reciprocità e la mutualità delle buone relazioni”. Lo scrive il vescovo di Viterbo, mons. Orazio Francesco Piazza, nel suo messaggio di Natale, invitando “a saper guardare con gli occhi del cuore, semplicemente; a ‘sentire’ il Natale di Gesù come intima esperienza spirituale: dimensione sapienziale in cui si ritrova il senso e il valore dell’umano, tra interiorità e realtà quotidiana. È nuova opportunità per ritornare a sé e riscoprirsi nella propria umanità, comunque fragile e densa di limiti!”.
Per il presule, “il Natale di Gesù è esperienza di vera umanità per riscoprire la semplicità nel vivere e riguadagnare la speranza di essere a misura d’uomo, sentendosi protagonisti in un contesto in cui più che vivere noi, vivono i nostri problemi, talvolta artificiosamente ed egoisticamente indotti; è ancor più chiamata ad essere accoglienti nell’ascolto, nella condivisione, nel rispetto, nella compassione verso tutti, soprattutto i più deboli, poveri e messi ai margini con ingiustificati motivi”. Perciò, “santa e gioiosa Notte malgrado tutte le ostinazioni, per ritrovare la nostra comune casa: un rinnovato desiderio di umanità, come Comunità. Sì, la famiglia, le amicizie, il vicinato, quel luogo di vita condivisa in cui si sperimenta la solidarietà naturale tra famiglie e tra persone. Comunione e dialogo divengono il segno efficace di un Natale, di un nascere in umanità piena, con quella grazia che incide realmente nel vivere quotidiano”. “Abbiamo bisogno di stare bene insieme, di ricostituire le trame di relazioni che si sono interrotte; tutti hanno bisogno di trovare parole di conforto e di consolazione nei tanti problemi che affliggono, di trovare persone che hanno la forza di diradare, con la benevolenza, l’amara solitudine. Tutti desideriamo la fraternità dell’amore – aggiunge -. Essa non è un sogno: è l’unica via veramente efficace per rispondere alla difficoltà del vivere. Possiamo trovarci impoveriti in tante cose, privati di cose che ci avevano in qualche modo imprigionato, ma non certamente dobbiamo scoprirci poveri nella fraternità e nella comunione. Come nel Dio-che-si-fa-uomo, la prossimità e la cura sono l’unica via per conseguire la pienezza della vita”. Mons. Piazza conclude: “Se si ama veramente anche l’impossibile diventa praticabile: si cerca in tutti i modi di trovare un varco per realizzare il desiderio di felicità, di raggiungere ciò che si ama, la persona che si ama. Per questo è necessario desiderare veramente l’Amore!”.