“Il sindacato è chiamato ad essere voce di chi non ha voce. Voi dovete fare rumore, per dare voce a chi non ha voce!”. Con questa consegna il Papa ha concluso l’udienza alla Cgil, in Aula Paolo VI, raccomandando in particolare “l’attenzione per i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati, anche schiavizzanti”. “Vi ringrazio per ogni iniziativa che favorisce politiche attive del lavoro e tutela la dignità delle persone”, l’omaggio di Francesco, che ha fatto notare come “in questi anni di pandemia è cresciuto il numero di coloro che presentano le dimissioni dal lavoro”: “Giovani e meno giovani sono insoddisfatti della loro professione, del clima che si respira negli ambienti lavorativi, delle forme contrattuali, e preferiscono rassegnare le dimissioni. Si mettono in cerca di altre opportunità”. “Questo fenomeno non dice disimpegno, ma la necessità di umanizzare il lavoro”, ha commentato il Papa, secondo il quale “anche in questo caso, il sindacato può fare opera di prevenzione, puntando alla qualità del lavoro e accompagnando le persone verso una ricollocazione più confacente al talento di ciascuno”. “Essere sentinelle del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili”, l’invito finale: “La gente ha sete di pace, soprattutto in questo momento storico, e il contributo di tutti è fondamentale. Educare alla pace anche nei luoghi di lavoro, spesso segnati da conflitti, può diventare segno di speranza per tutti. Anche per le future generazioni. Grazie per quello che fate e che farete per i poveri, i migranti, le persone fragili e con disabilità, i disoccupati. Non tralasciate di prendervi cura anche di chi non si iscrive al sindacato perché ha perso la fiducia; e di fare spazio alla responsabilità giovanile”.