“Il caso che è diventato pubblico la scorsa settimana in relazione al padre Marko Rupnik è un buon esempio che dobbiamo ancora imparare, sopratutto sulla sofferenza delle persone”. Lo ha detto padre Arturo Sosa Abascal, preposito generale della Compagnia di Gesù, nel discorso di fine anno tenuto in occasione dell’incontro promosso dall’Ufficio di comunicazione della Curia Generalizia dei Gesuiti. “Questo caso, come altri, ci riempie di stupore e di dolore, ci porta a comprendere e sintonizzarci con le persone coinvolte nell’uno o nell’altra forma”, ha commentato Sosa: “Ci pone davanti alla sfida di rispettare questo dolore nel medesimo tempo in cui si avviano, scrupolosamente, i procedimenti esigiti dalle leggi civili o canoniche e si comunica in una forma che non nasconde i fatti, mentre, illuminati dal Vangelo e da altre esperienze umane, si aprono cammini verso la guarigione delle ferite prodotte”. “Dopo che il Dicastero ha studiato il dossier e comunicato che le denunce ricevute erano legalmente prescritte – ha reso noto il superiore dei Gesuiti – abbiamo voluto passare dal livello giuridico a quello del prenderci cura della sofferenza causata e del cercare di sanare le ferite aperte. Mantenere in vigore le misure di restrizione del ministero del padre Rupnik costituisce uno degli elementi di un processo che, lo sappiamo bene, richiede tempo e per il quale non ci sono ricette predefinite”. Attualmente, ha detto Sosa, “padre Rupnik è a Roma, continua il suo lavoro come artista, negli ambiti non toccati dalle misure restrittive a suo carico”. “La sua teologia – ha precisato Sosa – non viene messa in questione, ma il suo comportamento come prete nell’esercizio del ministero sacerdotale”. Alla domanda se il Papa sia o no informato del caso Rupnik, il preposito generale della Compagnia di Gesù ha risposto: “In genere i capi Dicastero riportano i casi al Papa. Posso immaginare che il prefetto abbia parlato col Santo Padre, ma non posso dire né sì né no”. Quanto alle specifiche accuse rivolte al gesuita sloveno, Sosa ha precisato che si tratta di “aver oltrepassato i limiti di una relazione adulta”.