“Mi assale una profonda tristezza perché mi sembra che, a volte, smettiamo di essere uomini e donne esigenti, cristiani coerenti, laici rigorosi, favorendo dinamiche improduttive ed inquinate che opacizzano la trasparenza del servizio a cui siamo chiamati”. Lo scrive il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, in un messaggio per Natale alle donne e agli uomini delle Istituzioni politiche della diocesi di Cassano all’Jonio. Lo stesso Natale, osserva il presule “ci chiede da che parte stare!”. Il vescovo afferma: “Mi piacerebbe che recuperassimo tutti l’anima viva della politica (quella delle scuole di partito, dell’associazionismo sano, del movimentismo senza tessera ma di appartenenza alla gente) per farla diventare una politica nuova: popolare e non populista, che si alimenti dal basso e tuttavia recuperi lo studio, che abbia a cuore il favore del popolo, la ricomposizione delle fratture sociali, e che si ispiri a forme di Welfare comunitario”. Invitando a ispirarsi “alla politica di Dio”, mons. Savino evidenzia: “La vostra credibilità politica può infatti stimolare anche i privati ad operare in maniera orizzontale sui territori, creando delle esperienze protese a far camminare insieme i vari strati del tessuto sociale e sviluppare servizi integrativi dell’azione pubblica. Perseguire la strada del Secondo Welfare significa creare attività sussidiarie allo Stato e non sostitutive allo stesso, attraverso forme generative di welfare aziendale, volontariato progettuale del Terzo Settore, impegno delle Fondazioni ed anche azioni promosse dalle risorse stanziate dalle Regioni, dall’Europa e dagli stessi comuni”.
Il presule aggiunge: “Coerenti sul piano di una politica che umanizza e non avvelena il sociale e l’ecosistema, a partire dal mondo intorno a noi, vi si chiede una condivisione diffusa anche da parte dei cittadini, che dovrete convincere con fatti concreti e scelte coerenti, perché non tutti i risultati sono possibili con la sola mano pubblica. L’alternativa alla mano pubblica non può essere infatti quella criminale”. Se il Natale ci mostra la partecipazione di Dio alla nostra vicenda umana, “la partecipazione coinvolgente delle nostre comunità è il miglior modo per esprimere la carità in politica. L’amore per il prossimo e per la casa comune significa investire in talento, volontà, tempo e cura, realizzando forme di Welfare Community oggi più che mai urgenti, specialmente per noi calabresi afflitti dalla questione meridionale, per tentare di risanare la contrazione del nostro prodotto interno lordo. Ripensare al Welfare in chiave territoriale vuol dire agire secondo una sussidiarietà circolare (cogliendo anche l’invito di Papa Francesco) che non sia una soluzione a somma zero ma una soluzione in cui tutte le parti ci guadagnano; vuol dire istituzionalizzare la rete tra il singolo ed i collettivi, ognuno con propri compiti e responsabilità ma il cui fine ultimo sia sempre la produzione di benessere comunitario”.