Guerra in Ucraina: card. Parolin, “domandarsi se stiamo facendo tutto il possibile per fermarla”

“Impegniamoci a scrivere  una pagina nuova della storia dell’Europa e del mondo per porre fine barbarie fratricida in corso in Ucraina”. È l’invito con cui il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha concluso il suo intervento all’incontro promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in collaborazione con i media vaticani e la rivista Limes, sul tema: “L’Europa e la guerra: dallo spirito di Helsinki alle prospettive di pace”. “Torniamo ad Helsinki per ritrovare la via della pace in Europa”, l’appello finale del cardinale: “Non più la guerra, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell’ intera umanità”. “Da nove mesi, da quando ha avuto inizio l’aggressione perpetrata dall’esercito della Federazione Russa, assistiamo agli errori e agli orrori della guerra in Ucraina”, ha esordito Parolin: “Di fronte alle immagini che vediamo ogni giorno, dal 24 febbraio, c’è il  rischio dell’assuefazione”, la denuncia: “Rischiamo di non fare più caso ai missili – non esistono bombe intelligenti -, ai bambini rimasti sotto le macerie, ai soldati uccisi, agli sfollati, ad un Paese devastato. Le lacrime del Santo Padre, l’8 dicembre in piazza di Spagna, sono un antidoto potente contro il rischio dell’abitudine e dell’indifferenza”. Di qui la necessità di ripetere l’appello del Papa “affinché si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora utilizzati, per arrivare al cessate il fuoco e ad una pace giusta”. “Nelle ultime settimane abbiamo registrato qualche spiraglio, ma anche chiusure per acuirsi armamenti”, il bilancio del segretario di Stato vaticano: “Terrorizza il fatto che si parli di ordigni nucleari e di guerra atomica come eventualità possibili. Preoccupa la corsa accelerata al riarmo, con ingenti investimenti di denaro impiegati per la guerra invece che per contrastare la fame, creare lavoro, assicurare cure mediche adeguate alle persone che non le hanno mai avuto”. “Occorre domandarsi se stiamo facendo tutto il possibile per porre fine a quella tragedia”, la denuncia di Parolin, secondo il quale “oggi non ci sono  le condizioni perché si ripeta quanto accaduto ad Helsinki, ma ci sono le condizioni per far rivivere lo spirito di Helsinki, adoperandoci con creatività. Abbiamo bisogno di affrontare questa crisi con strumenti nuovi. Non possiamo immaginare il presente e il futuro sulla base di vecchi schemi: abbiamo bisogno di immaginare e costruire un nuovo progetto di pace e di solidarietà internazionale, ricordandoci che tanti Paesi chiedono essere ascoltati e rappresentati. Abbiamo bisogno di nuove regole per i trattati internazionali, di coraggio per scommettere sulla pace e non sull’ineluttabilità della guerra. Abbiamo bisogno di una ‘de-escalation’ militare verbale, per ritrovare il volto dell’altro, perché, come diceva don Tonino Bello,  ogni guerra trova la sua radice nella dissolvenza dei volti”.

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