È stata una delle più grandi operazioni di polizia contro l’estremismo di ispirazione neonazista populista in Germania. Le manette sono scattate per 25 persone della cosiddetta “Reichsbürger” (Cittadini del Reich), che aspira al ripristino del III Reich, il cui obiettivo era abbattere il sistema politico costituzionale della Germania unita. Arresti anche in Italia (fonti della polizia italiana confermano che la persona tedesca arrestata in un albergo di Ponte San Giovanni, è un ex ufficiale di un’unità speciale dell’esercito tedesco le cui procedure per l’estradizione sono in corso) e Austria. Su tutti, secondo il procuratore generale Peter Frank a Karlsruhe, grava l’accusa di aver formato un’organizzazione terroristica pronta ad usare la forza armata per insediare un nuovo governo. A destare preoccupazione anche le peculiarità di alcuni degli arrestati. Tra loro infatti figurano il giudice Birgit Malsack-Winkemann, ex parlamentare del Bundestag nelle fila del partito populista Alternative für Deutschland (AfD); un soldato del comando delle forze speciali dell’esercito tedesco e l’imprenditore Heinrich XIII Principe Reuss d’Assia, considerato uno dei capi dell’organizzazione, destinato dai membri ad assumere il ruolo di leader del rinato III Reich. Un’organizzazione “estremamente pericolosa”. Così il governo federale ha classificato la Reichsbürger, “stiamo parlando infatti di un’organizzazione che, ha detto a Berlino il portavoce del governo Steffen Hebestreit facendo riferimento ai loro piani per “un attacco armato al Bundestag”, secondo quanto sappiamo finora, ha pianificato l’eliminazione congiunta del nostro stato costituzionale democratico”.
Il servizio di intelligence interno tedesco Verfassungsschutz aveva già messo sotto osservazione il movimento Reichsbürger nel 2016, poco dopo che uno dei suoi membri aveva ucciso un poliziotto durante un raid nella sua casa. Il Verfassungsschutz, al momento, attribuisce circa 21.000 persone alla Reichsbürger. Di queste, oltre 3000, sarebbero estremisti di estrema destra, pronti a usare la violenza per raggiungere i propri obiettivi. Secondo il rapporto annuale 2021 dell’agenzia, tra i membri figurerebbero anche diversi appartenenti all’esercito. “Le indagini – ha riferito a Colonia un portavoce del Servizio di controspionaggio militare (MaD) – sono rivolte, tra le altre cose, a un soldato attivo e a diversi riservisti”. Una notizia importante, da non sottovalutare, che non ha mancato di suscitare apprensione e stupore in tutta la Germania.
“Sono estremamente inquietanti le minacce e le violenze contro i funzionari governativi che Reichsbürger pone – ha detto Martin Hochholzer, consulente per le questioni settarie e ideologiche presso l’Ufficio cattolico per la pastorale missionaria (Kamp) a Erfurt –, non sono solo sparatorie spettacolari, ma anche tentativi di intimidire il personale amministrativo, gli ufficiali giudiziari e i giudici con cui la Reichsbürger entra in contatto magari per multe per eccesso di velocità e questioni più gravi”.
I fatti emersi “possono essere tuttavia visti – prosegue Hochholzer – come
un indicatore di problemi, come un indicatore di sconvolgimenti sociali di più vasta portata e di sfide più globali. Ritengo quindi che la Reichsbürger sia un punto focale in cui vari aspetti convergono e si uniscono”.
Fatti comunque inquietanti dei quali abbiamo parlato con Carlo Augusto Melis Costa, avvocato, esperto di politica internazionale e membro della Commissione internazionale dei giuristi democratici. Secondo Melis Costa “la memoria storica del nazismo, che pareva metabolizzata nella Germania Ovest, è divenuta, in alcuni casi, passato mitico dopo la riunificazione. Conta sicuramente il vecchio antagonismo tra cultura renana e cultura prussiana, quest’ultima assai più incline a subire fascinazioni militariste. Allo stesso tempo conta anche il drammatico divario economico che tutt’ora si avverte tra ex Germania dell’Est e dell’Ovest”.
“Quanto venuto alla luce grazie a questa operazione – continua Melis Costa, peraltro legale delle famiglie delle vittime della tragedia della Moby Prince – evidenzia quanto sia stato difficile, nei lander orientali, liberarsi d’un tratto di un pensiero autoritario e fortemente statalista. Non è un caso che la stessa iconografia della Germania dell’Est fosse implementata fortemente al Terzo Reich, persino nelle uniformi. Sotto il profilo ideologico è il caso di ricordare il caso di Thomas Mann (oltre quello di Berthold Brecht), originariamente aderente alla Germania Democratica ma che in seguito ne fuoriuscì proprio per le implicazioni autoritarie. Mann non fu certamente l’unico intellettuale ad avvertire questa continuità autoritaria, assai più palese che nella Germania Federale”.
“Non c’è dubbio poi – aggiunge – che in questo processo un ruolo preponderante lo ha giocato la disastrosa situazione economica della Germania Orientale. Ricordo di aver assistito ai primi disordini neonazisti (ma in realtà di nostalgici dell’ex Ddr), a Rostock nel 1992”.
Commentando poi le allarmanti affermazioni della ministra dell’interno federale, Nancy Faeser , secondo cui “l’organizzazione terroristica era guidata da fantasie violente di rovesciamento e ideologia di cospirazione”, Melis Costa precisa che “i servizi tedeschi hanno una lunga tradizione di democraticità e trasparenza. Da loro, a mio avviso è rarissimo l’uso deviato dell’intelligence. Certamente la crescita del partito nazionalista populista di Alternative für Deutschland (AfD), i cui collegamenti con l’eversione di estrema destra sono comunque tutti da indagare, ha suscitato un forte allarme nell’establishment cresciuto nella cultura della ex Germania dell’Ovest”.
“Personalmente – conclude Melis Costa – ritengo che l’allarme sia giustificato, e che persino in Germania, dove la metabolizzazione del passato era un tempo esemplare, vi siano delle spinte revansciste, strumentalizzate da forze antieuropeiste, la cui origine però non è ancora chiara”.