A chiusura del progetto “Lavoro agile, lavoro abile. Nuove opportunità occupazionali per persone con disabilità psichiche” sono stati presentati i risultati ottenuti con tutti i soggetti coinvolti (lavoratori, aziende, operatori, famiglie, responsabile delle politiche attive per l’inclusione ed enti pubblici). Il progetto parte dalla consapevolezza che “la categoria della disabilità psichiatrica e psichica è la più svantaggiata in termini di effettiva occupazione: infatti, il tasso di disoccupazione è stimabile tra l’85 e il 90%, nonostante risulti la categoria più rappresentata tra le nuove iscrizioni al collocamento mirato nell’ultimo decennio”.
“Lavoro agile, lavoro abile” nasce a Milano proprio con l’obiettivo di contrastare questo fenomeno, aumentando l’occupazione stabile e di qualità per persone portatrici di disturbi psichiatrici e dello spettro autistico; il progetto ha elaborato un nuovo strumento per offrire, nel medio termine, opportunità concrete di occupazione stabile a persone con disabilità psichiatrica o autismo: il modello del centro di “Lavoro agile, Job Station”, una sorta di spazio di coworking in cui il lavoratore con disabilità lavora sostenuto da tutor lavorativi esperti.
“Lavoro agile, lavoro abile” è un progetto promosso da Progetto Itaca Milano, Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Pino Cova e Fondazione Bertini Malgarini; a Pavia, Cooperativa sociale Casa del Giovane; a Monza, Cooperativa sociale Novo Millennio. L’ente di ricerca che si è occupato della valutazione degli esiti è stata l’Associazione per la ricerca sociale di Milano.
I beneficiari coinvolti sono 115 (età media di 40,4 anni), con ben 50 aziende coinvolte (6 nell’ambito del commercio, 2 nell’ambito delle costruzioni, 9 nell’industria, 3 nei servizi alle persone ed i restanti 23 dedicati a servizi di altro settore) e 38 contratti stipulati (20 tirocini, 12 tempi determinati e 6 tempi indeterminati). Il progetto è rivolto a persone con invalidità di tipo psichico compresa tra il 46% e il 99% o fino al 100% solo in presenza delle “Abilità lavorative residue”. I beneficiari inseriti sono tutte persone affette da problematiche psichiche: oltre la metà ha tra il 75 e il 99% di invalidità e il 10%, ovvero 11 casi, ha un’invalidità al 100%.
Nel corso del progetto, i Job stationer hanno dovuto affrontare alcune difficoltà personali, come difficoltà a concentrarsi, ansia dovuta alla prestazione, scarsa autostima ed infine forte insicurezza. Per quanto riguarda l’insieme di difficoltà relazionali – che sono emerse raramente – si sono evidenziati in particolare sentimenti di autocentratura, necessità a sentirsi accolti, difficoltà a gestire la competizione e difficoltà nel capire i ruoli e contesti relazionali. Per quanto attiene la soddisfazione sul piano lavorativo, le risposte sono state molto positive: al 61% dei partecipanti piace molto lavorare in Job Station, al 33% moltissimo e al 6% abbastanza (delta 2021/22 è pari allo 0,1).