Aldo Giordano: a Cuneo serata in ricordo del nunzio apostolico. Mons. Migliore, “un cristiano che ha letto il continente Europa con la saggezza del vangelo”

(Foto SIR)

Il “testamento” di don Aldo Giordano sulla problematica europea: è quello presentato da mons. Celestino Migliore, nunzio a Parigi, nonché grande amico di mons. Giordano, all’evento “Cristianesimo ed Europa. Ricordo di Aldo Giordano”. L’iniziativa si è svolta a Cuneo nella serata di ieri, 2 dicembre, nel primo anniversario della morte di mons. Giordano, nunzio presso le istituzioni europee. A intervenire, accanto al Nunzio, il teologo Piero Coda.

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La serata è stata moderata da Sarah Numico, giornalista, collaboratrice del Sir sui temi europei, amica di mons. Giordano, col quale ha a lungo collaborato alla segreteria generale del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopale d’Europa). Numico, introducendo il dibattito, ha tracciato un profilo biografico e spirituale di Giordano, sottolineando alcuni tratti della fede e della profonda umanità.
Il testo a cui Migliore ha fatto riferimento è uno scritto sull’Europa che Giordano aveva preparato per un convegno di Pax Christi a Namur (Belgio) il 25 settembre 2021, ma che non aveva potuto pronunciare perché già in ospedale. “Un testamento redatto non dalla prospettiva di un politico o di un esperto di geopolitica”, ha continuato Migliore, “ma nell’ottica di un cristiano che cerca di leggere e interpretare il continente Europa con la saggezza del vangelo”. Giordano proponeva una “riflessione su due questioni fondamentali, essenziali per il futuro dell’Europa” ha spiegato mons. Migliore: la questione di Dio e del fatto che “gli uomini europei hanno iniziato a vivere come se Dio non esistesse”.

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E scriveva don Aldo: “solo il riferimento a Dio può relativizzare i poteri della terra e impedire che vengano proposti come assoluti”. Facendo riferimento all’aggressione russa in Ucraina, il nunzio ha affermato che “momenti come questi, in cui emergono tante forze centrifughe che mettono alla prova le capacità politiche di un governo europeo, ci fanno riscoprire qualcosa di fondamentale, e cioè che l’Europa non è un obbligo, ma una scelta e una eredità da portare ogni giorno a compimento” e che “per passare da un atteggiamento di interesse personale ad uno orientato al bene comune, non bastano leggi e direttive, ma occorre che ciascuno metta in gioco il proprio investimento motivazionale”.
La seconda questione fondamentale, secondo Giordano, “riguarda la geopolitica e l’urgenza di avere un orizzonte” aperto sul mondo in cui inserire e leggere le vicende. Nel contesto attuale, “la via della pace e della stabilità del Continente passa necessariamente dal ristabilimento della giustizia e dalla riaffermazione del diritto”, poiché l’aggressione dell’Ucraina ha messo in luce “la debolezza del multilateralismo e del diritto internazionale sul quale si fonda”. Occorre domandarsi, ha concluso il nunzio, “quale progetto per la riappacificazione, la convivenza e la sicurezza collettiva in Europa e nel mondo abbiamo in mente”. E parafrasando altre parole di Giordano, ha aggiunto: “La pace, così come un nuovo rinascimento, richiedono ricerca e formazione, pur di fronte alla generale assenza di prospettiva, o di orizzonte, che genera, soprattutto nei giovani, un senso di sfiducia”.

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