“Spesso parliamo di pace quando ci sentiamo direttamente minacciati, come nel caso di un possibile attacco nucleare o di una guerra combattuta alle nostre porte. Così come ci interessiamo ai diritti dei migranti quando abbiamo qualche parente o amico emigrato”. A denunciarlo è stato il papa, nel discorso pro0nunciato in Aula Paolo VI davanti a circa 6mila studenti e insegnanti che partecipano all’Incontro per l’educazione alla pace e alla cura. “In realtà, la pace ci riguarda sempre!”, l’appello di Francesco: “Come sempre ci riguarda l’altro, il fratello e la sorella, e di lui e di lei dobbiamo prenderci cura”. “Un modello per eccellenza del prendersi cura è quel samaritano del Vangelo, che ha soccorso uno sconosciuto che ha trovato ferito lungo la strada”, ha ribadito il Papa: “Il samaritano non sapeva se quello sfortunato fosse una brava persona o un furfante, se fosse ricco o povero, istruito o ignorante, giudeo, samaritano come lui o straniero; non sapeva se quella sventura ‘se la fosse cercata’ o no. Il Vangelo dice: ‘Lo vide e ne ebbe compassione’”. “Anche altri, prima di lui, avevano visto quell’uomo, ma erano andati dritti per la loro strada”, ha osservato Francesco: “Il samaritano non si è fatto tante domande, ha seguito il movimento della compassione”.