(da Verona) “Il sistema internazionale non è un Eden e non è, necessariamente, un inferno. Il dialogo serve per conoscersi meglio, per comprendere le ragioni della controparte. È attraverso un processo lento ma costante di conoscenza reciproca che si può arrivare ad una situazione di benessere condiviso”. Lo ha affermato Andrea Goldstein, dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), durante il panel “Diplomazia: l’arte di favorire l’incontro e creare le basi per la fiducia” svoltosi stamattina nell’ambito della terza giornata della XII edizione del Festival della Dottrina sociale in corso al Palaexpo Verona Fiere sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Nel suo intervento Goldstein ha osservato che “la metà dei Paesi del G20 sono Paesi emergenti e questi hanno tutti espresso delle riserve sulle posizioni occidentali di condanna della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. Sia al Consiglio di sicurezza sia all’Assemblea generale si sono opposti o si sono astenuti alle risoluzioni”. “Vediamo in maniera plastica e molto evidente – ha rilevato – come il sistema internazionale si sia diviso tra il ‘nord’ – che ha assunto posizioni condivise – e il ‘sud’ – che ha assunto posizioni se non opposte non coincidenti”. “Questa opposizione tra le due parti del mondo – ha proseguito – avviene in un contesto nel quale, rispetto al passato, il ‘sud’ del mondo dipende dal ‘nord’ meno di quanto il ‘nord’ dipenda dal ‘sud’. Si tratta di cambiamenti epocali che avranno conseguenze e implicazioni soprattutto nella contrapposizione sempre più evidente tra Cina e Stati Uniti”. “E sono le macrotendenze – ha concluso – che penso siano importanti per capire il perché non si arrivi ad una soluzione concordata della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina”.