“Non rassegnarsi”, ma “agire”, soprattutto sul versante della prevenzione. Passa da qui, per il Papa, la lotta contro la violenza sulle donne. “Pensiamo alle famiglie”, ha detto ricevendo in udienza i membri della Direzione centrale anticrimine: “Abbiamo visto che la pandemia, con l’isolamento forzato, ha purtroppo esasperato certe dinamiche all’interno delle mura domestiche. Le ha esasperate, non create: si tratta infatti di tensioni spesso latenti, che si possono risolvere preventivamente a livello educativo”. Per Francesco, la parola-chiave è educazione: “E qui la famiglia non può essere lasciata sola. Se sulle famiglie ricadono in massina parte gli effetti della crisi economica e sociale, ed esse non sono adeguatamente sostenute, non possiamo meravigliarci che lì, nell’ambiente domestico, esplodano certe tensioni”. Altro “aspetto decisivo”, quello legato al mondo della comunicazione. “Se nei mass-media si propongono in continuazione messaggi che alimentano una cultura edonistica e consumistica, dove i modelli, sia maschili sia femminili, obbediscono ai criteri del successo, dell’autoaffermazione, della competizione, del potere di attrarre l’altro e dominarlo, anche qui, non possiamo poi, in modo ipocrita, stracciarci le vesti di fronte a certi fatti di cronaca”, ha denunciato il Papa, secondo il quale “questo tipo di condizionamento culturale si contrasta con un’azione educativa che ponga al centro la persona, con la sua dignità”.