(da Verona) “Bisogna tornare a parlare del valore sociale della maternità, non ci si deve più vergognare di annunciare l’attesa di un figlio al datore di lavoro o chiedere permessi perché i figli stanno male”. Lo ha affermato Emma Ciccarelli, vicepresidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, durante il panel “Natalità, la nuova questione sociale” svoltosi stamattina nell’ambito della terza giornata della XII edizione del Festival della Dottrina sociale in corso al Palaexpo Verona Fiere sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
“Il tema della denatalità – ha rilevato – non può essere affrontato senza affrontare quello delle donne. Tutto il percorso che negli ultimi 60 anni hanno fatto le donne nell’emancipazione forse è stato veicolato male a livello comunicativo”, ha sottolineato Ciccarelli, evidenziando che “certo, ci sono state politiche sbagliate che non hanno favorito la famiglia, pensandola come un ambito su cui intervenire in modo assistenziale”. “Ma c’è anche – ha proseguito – un’errata percezione da parte delle donne della maternità, che è stata vista come prezzo da pagare per l’emancipazione”. “Questo – ha spiegato – ha portato gran parte di noi a rinunciare a diventare madri per continuare a lavorare, spesso siamo messe di fronte al bivio: lavorare o fare figli. Un’esperienza lacerante. E anche quando si riesce ad avere figli e a lavorare, il terreno è molto impervio per la mancanza di adeguati servizi a supporto della donna”.
Per la vicepresidente del Forum famiglie, “la scelta della maternità è una scelta di bene comune, ha un valore sociale”. Per questo serve “un investimento in politiche famigliari bello corposo che agevoli le donne a fare figli non usciamo dalla trappola”. “Aiutare le donne ad essere consapevoli del tempo della fertilità” e creare le condizioni per cui “le giovani coppie siano messe nella possibilità di accedere alla genitorialità nel momento in cui il desiderio è forte è una responsabilità di tutti”, ha concluso.