(da Verona) “Fiducia e incontro sono due realtà che si fa presto a pronunciare ma richiedono impegno per essere vissute. Se veramente siamo uomini e donne di fiducia, capaci di incontrare – cioè di essere in ascolto dell’altro, delle realtà – saremo gente che avrà ubbidito all’invito del Signore: ‘State attenti a voi stessi (…). Vegliate in ogni momento pregando”. Lo ha affermato mons. Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa e della Fondazione per la sanità cattolica, nell’omelia pronunciata nella celebrazione eucaristica che ha dato avvio alla terza giornata della XII edizione del Festival della Dottrina sociale in corso al Palaexpo Verona Fiere sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Commentando le letture proposte oggi dalla liturgia, il vescovo ha sottolineato che “entrambe escludono l’atteggiamento di resa, di abbandono, di deresponsabilizzazione da parte nostra”. “Si può essere attenti e si può vegliare – ha rilevato – perché si teme qualcosa di negativo, di catastrofico. E si può essere in attesa perché ci si aspetta qualcosa di bello, di buono”. Dall’Apocalisse, ha proseguito, “siamo invitati a vivere questo atteggiamento di attesa in maniera positiva perché veniamo invitati a porre dei gesti che vanno nella direzione del riconoscimento e della costruzione di qualcosa di nuovo, bello, significativo, riuscito. Tutto questo – ha ammonito – non può appartenere soltanto alle grandi strutture, alla Chiesa, alla società, alle grandi organizzazioni. No, la liturgia di oggi ci invita ad essere innanzitutto attenti al modo in cui ciascuno di noi vive l’esperienza dell’attesa”. “Spero sia finito il momento – ha proseguito – nel quale abbiamo messo ai margini la nostra preoccupazione per la vita interiore come se organizzare bene, far tornare i conti di certi tipi di iniziative bastasse a convertire noi e il mondo, bastasse a far crescere l’amore per Cristo. Ci siamo accorti che questo non è vero”. Di qui “l’invito ad essere un po’ più coraggiosi, a cominciare dal modo di gestire noi stessi, la nostra interiorità”. Dobbiamo coltivare “la capacità di curare bene il nostro giardino interiore”, con “la vigilanza che questo giardino interiore non diventi un immondezzaio dove chiunque arriva con la parola, con l’ideologia, con falsi entusiasmi e false promesse alberghi subito in noi”. Dev’essere “un luogo in cui piantare realtà belle, vere, creative”.
All’inizio della celebrazione mons. Galantino ha voluto ricordare la figura di don Adriano Vincenzi, fondatore del Festival della Dottrina sociale.