Un “Anno della Misericordia”, perché “le ferite e le devastazioni causate dalla guerra sono così grandi che ci vorranno molti anni e molti sforzi per sanarle e ricostruire ciò che è stato distrutto”. Così in un messaggio diffuso ieri i vescovi della Chiesa cattolica romana in Ucraina – riuniti a Bryukhovychy vicino a Leopoli per la 57ª sessione plenaria della Conferenza episcopale – hanno annunciato la decisione di proclamare l’Anno della Misericordia, che inizierà il 27 novembre 2022 e proseguirà fino alla solennità di Cristo Re nel 2023. La Misericordia è dunque la via indicata dall’episcopato cattolico per un paese fortemente provato dalla guerra. “Abbiamo bisogno di forza – scrivono i vescovi – per vivere, amare, difendere il nostro Paese e servire gli altri con il nostro lavoro. Abbiamo bisogno di una pace profonda nel cuore e di una speranza incrollabile. Abbiamo bisogno di una fede forte che modellerà le nostre decisioni e azioni. Oggi stiamo vivendo gli orrori della guerra” e “stiamo vivendo le conseguenze delle azioni di persone che, non conoscendo la misericordia di Dio, sono venute nella nostra terra per uccidere e distruggere. Quanto male, violenza, bugie, meschinità e cinismo porta il nemico. Tutto ciò è il segno della freddezza di un’anima vuota che ha rifiutato Dio. Ma corriamo anche noi il pericolo di raffreddare i nostri cuori” e di lasciarsi andare a “disperazione, stanchezza, odio o scoraggiamento”.
Da qui l’invito ad attingere forza dal “Signore, che ci chiama: ‘Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi…’ (Mt 11,28)”. “Il mondo ha bisogno della misericordia, della misericordia di Dio. Riusciremo a trasmettere la misericordia di Dio solo quando attingeremo noi stessi da essa. Siamo consapevoli che solo in Dio è la nostra forza e il nostro potere”. I vescovi delineano nel messaggio anche azioni concrete che nascono da un atteggiamento misericordioso. Rivolgono un pensiero particolare ai “militari, che proteggono la nostra Casa comune a costo della loro vita e della loro salute. Avvolgiamoli nella nostra preghiera”. “Consoliamo coloro ai quali la guerra ha portato via parenti, amici e conoscenti”, scrivono i vescovi che continuano: “Apriamo le porte delle nostre case agli orfani. Non dimentichiamo gli anziani che sono stati cacciati dalle loro città o villaggi a causa della guerra, distruggendo le loro case. Stiamo vicini ai migranti forzati, facciamogli sentire la gentilezza del nostro cuore, perché un altro luogo di residenza e un ambiente sconosciuto non siano per loro aspri e insopportabili”. L’esortazione finale è trovare “in questo tempo di guerra”, “la saggezza, il coraggio e la forza per essere testimoni della Sua Misericordia”.