A seguito della pubblicazione di un articolo sul quotidiano “Domani” in merito al presunto caso di abuso che coinvolge il sacerdote Giuseppe Rugolo, la diocesi di Piazza Armerina ha pubblicato una nota sul sito del settimanale diocesano “Settegiorni” per fare chiarezza su alcuni aspetti che, si legge in una nota della diocesi, l’articolo ha presentato “in modo fuorviante”. In primo luogo, “sono stati la presunta vittima Antonio Messina e i suoi genitori a decidere di non presentare una denuncia all’Autorità Giudiziaria ma di chiedere un accertamento in sede canonica, chiedendo ‘il massimo riserbo sulla vicenda a tutela del loro buon nome e della reputazione del ragazzo'”. Appena ricevuta la denuncia della presunta vittima, “il vescovo ha immediatamente avviato l’indagine previa, nominando un Giudice ecclesiastico per l’istruttoria”. Inoltre, “la richiesta di risarcimento è arrivata dalla famiglia Messina, come esplicitamente ammesso dal padre della presunta vittima che invece ha attribuito l’’autonoma’ iniziativa al proprio legale, preoccupato – a suo dire – di ‘portare risultato’. Al contrario, i numerosi messaggi intercorsi tra Messina e l’avvocato Marti dimostrano che quest’ultimo abbia correttamente e costantemente informato la presunta vittima dell’andamento delle trattative in corso”.
La diocesi sostiene che “risulta privo di fondamento, oltre che diffamatorio, presentare tale richiesta come il tentativo del vescovo di ‘comprare’ il silenzio della famiglia offrendo il denaro della Caritas. In tale contesto, dunque, il riferimento all’uso distorto dei ‘fondi derivanti alla Chiesa dalla percezione dell’otto per mille’, determinato dall’infelice espressione usata nel contesto di un dialogo telefonico tra mons. Gisana e Giuseppe Rugolo, è totalmente pretestuoso. Il ‘sostegno al prete pedofilo’ riguarda una vicenda che nulla ha a che vedere con i fatti del processo, relativa ad un aiuto economico dato a Rugolo per sue difficoltà. Quanto alle spese legali sostenute dalla diocesi, si precisa che è stata la famiglia Messina, con distinte costituzioni di parte civile e relative richieste risarcitorie, a esigere dalla Curia un ristoro economico”. Circa il trasferimento di don Rugolo a Ferrara, la diocesi “puntualizza che in quel momento il sacerdote, all’epoca incensurato, è stato mandato a Ferrara, per rivisitare la sua vocazione sacerdotale avviando un duplice percorso di carattere psico-terapeutico e scolastico-pastorale. Da quando è stato denunciato, ha cessato qualsiasi attività pastorale”.