Nel biennio 2020-21 gli effetti della pandemia si sono fatti sentire fortemente anche sulla salute mentale di preadolescenti e adolescenti. In 9 regioni italiane oggetto del monitoraggio di Save the Children, che oggi ha presentato a Roma il XIII Atlante dell’infanzia a rischio, i ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile sono cresciuti del 39,5% tra il 2019 e il 2021 (prime due cause, psicosi e disturbi del comportamento alimentare), mentre in tutto il Paese si contano solo 394 posti letto in degenza in questi reparti. Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta non ne hanno neppure uno; in Lombardia sono 100. Molto grave anche l’assenza o la carenza di strutture semiresidenziali, centri diurni, strutture per interventi intensivi a domicilio, tutta la rete coordinata di cura che dovrebbe evitare il ricovero. Purtroppo, invece, un’indagine, condotta dalla Società italiana di pediatria tra marzo 2020 e marzo 2021 in 9 regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria), conferma l’aumento del 39,5% nei ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile; principale causa l’ideazione suicidaria seguita da depressione e disturbi della condotta alimentare. “In generale – il commento della curatrice del report Cristiana Pulcinelli -, siamo di fronte ad un bisogno di sostegno consistente che non trova risposta”. Secondo le stime, già prima della pandemia 200 bambini e ragazzi su 1000 manifestavano un disturbo neuropsichiatrico (1.890.000 minori), ma meno di un terzo aveva accesso ad un servizio territoriale di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e nella metà dei casi non riusciva ad avere risposte terapeutico-riabilitative appropriate nel proprio territorio.