La giornata mondiale della filosofia – celebrata la prima volta il 21 novembre 2002 – è un evento creato dall’Unesco ed è ricordata ogni anno il terzo giovedì di novembre. La giornata ha lo scopo di evidenziare l’importanza di questa disciplina – arte del pensare tra meraviglia, domande radicali e principi fondamentali – soprattutto per la formazione dei giovani, perché incoraggia lo sviluppo di riflessioni critiche e indipendenti, contribuisce a una migliore comprensione del mondo, richiama valori quali libertà, eguaglianza, fraternità, democrazia e pace.
Per dirla con Ludwig Wittgenstein (1889-1951), la filosofia serve a “far uscire la mosca dalla bottiglia” cioè a risolvere problemi e a liberare la mente dagli errori. Oppure col beato Antonio Rosmini (1797-1855): “La filosofia è quella pedagogia dello spirito in cui la mente si soddisfa e si riposa”. In un tempo complesso e confuso come il nostro, essa è saggezza capace di aiutare a comprendere, distinguere e ordinare il molteplice, rimuovendo i luoghi comuni per un accesso più autentico alla realtà e al senso dell’esistenza umana.
Al centro della filosofia c’è l’essere umano – al contempo soggetto e oggetto di ricerca – che in quanto essere pensante e questionante, si domanda: “chi sono io?”. Non a caso perciò Immanuel Kant (1724-1804), ipotizzando una filosofia universale (“a intento cosmopolitico”), la centra sull’antropologia: “Il campo della filosofia […] si può ricondurre alle seguenti domande: che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa mi è consentito sperare? Che cos’è l’uomo? Alla prima domanda risponde la metafisica, alla seconda la morale, alla terza la religione e alla quarta l’antropologia. In fondo, si potrebbe ricondurre tutto all’antropologia, perché le prime tre domande fanno riferimento all’ultima”.
Bisogna prendere coscienza che la filosofia è per tutti e chi crede di non farla la fa implicitamente, cadendo in una prospettiva “ideologica”, condizionata cioè da idee preconcette. Infatti essa non è “fuori di noi”: avere una veduta personale, giudicare, volere, sperare sono atti dal profondo significato umano e sono già “filosofia”. Filosofare è vivere, secondo il motto “prima vivere, poi filosofare”; ma è anche atto riflesso della vita. Filosofare significa pensare con la propria testa, esercitando un uso corretto del pensiero, “attivamente pensante” piuttosto che “passivamente pensato” (contro le ideologie dominanti del consumismo, dello scientismo e del transumanesimo).
Porre domande è l’anima della filosofia ma anche il dubbio è un elemento prezioso di questa disciplina che prepara l’intelligenza all’incontro con la verità. Perciò Marino Gentile (1906-1991) scriveva: “Caratteristica fondamentale della filosofia è la sua criticità. La filosofia è un domandare che è tutto domandare”.
La filosofia che, secondo Platone (428-348 a.C.) è una “via meravigliosa” che introduce alla comunione di vita con la verità, ha oggi il compito di introdurre gli esseri umani alla comunione reciproca, nelle scoperta delle comune radici umane e nel rispetto dell’identità e dell’alterità personale. La “persona al centro” – come compito e responsabilità – è la sfida del nostro tempo.
Una bella poesia di una insegnante delle scuole primarie mostra con semplicità la ricchezza di questa disciplina:
La filosofia sai cos’è? / È il porsi domande con mille perché. / È allenare la mente / a non seguir la corrente. / Socrate, Aristotele e Platone / sono i filosofi d’eccezione. / Pensano, conoscono e inseguono la verità / si interrogano sui dubbi dell’umanità. / Chi sono io? Perché son qua? / La filosofia è figlia della curiosità. / E così tra meraviglia e stupore / ricercano la saggezza con amore. / Riflettono sul mondo / e sul suo senso più profondo. / La filosofia sai cos’è? / È trovare un’idea che ancora non c’è (Maria Ruggi).
(*) missionario OMI, professore di Antropologia filosofica ed Etica e presidente dell’Associazione docenti italiani di filosofia (Adif)