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S.B. Shevchuk: “Dalla verità che state raccontando, dipendono vite umane. La menzogna uccide. La verità salva”

Incontro questa mattina con la redazione del Sir a Roma di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Un colloquio a tutto campo, dal primo attacco russo sulla città di Kiev, ai cadaveri nelle fosse comuni, ai negoziati di pace, al ruolo dell’Europa. Poi un appello ai giornalisti: “La prima vittima della guerra è la verità. Una grande guerra è sempre purtroppo legata ad una grande bugia”. “Dalla verità che state raccontando, dipendono vite umane. La menzogna uccide. La verità salva”. “Non cedete alle manipolazioni ideologiche”.

Foto Calvarese/SIR

“La prima vittima della guerra è la verità. Una grande guerra è sempre purtroppo legata ad una grande bugia”. “Dalla verità che state raccontando, dipendono vite umane. La menzogna uccide. La verità salva. Questo, lo posso testimoniare”. Lo ha detto S.B. Sviatoslav Schevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, che in questi giorni a Roma è venuto al Sir per incontrare la redazione. L’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina ha voluto ringraziare i giornalisti per la “serietà e oggettività”. Poi ha lanciato un’esortazione: “non cedete alle manipolazioni ideologiche. C’è tanta ideologia attorno a quello che stiamo vivendo in Ucraina. Una de-informazione pagata e ben attrezzata. Non tutti riescono a prendere sul serio quello che sta succedendo con un’analisi seria. Il giornalismo di oggi è un giornalismo superficiale che non si preoccupa di entrare nella profondità della realtà e delle situazioni. Si ripetono le frasi per sentito dire o per rispondere al sentimento comune. Scendete in profondità. Sono pochi coloro che sono capaci di farlo. Con lacrime agli occhi vi ringrazio”.

foto SIR/Marco Calvarese

Sua Beatitudine ha quindi ripercorso questi lunghi mesi di aggressione russa su vasta scala cominciata il 24 febbraio scorso. “Il fronte si è fermato a 20 chilometri dalla mia casa”, ha raccontato. “Vedere le bombe e i missili cadere e gli elicotteri volare sul nostro cielo era quasi come Geremia che vedeva la distruzione di Gerusalemme e piangeva. Ero nella lista di quelli che dovevano essere fucilati. Sono vivo per un miracolo”. Quando poi i russi hanno cominciato a ritirarsi da Kiev, la città e soprattutto le periferie erano piene di cadaveri e distruzione. “Quando sono andato a visitare una delle fosse comuni ritrovate – ricorda l’arcivescovo – mi sono avvicinato alla sua soglia e ho visto i volti di quelle persone, le mani legate, i segni delle torture. Ho cominciato a pregare. Ad un certo momento sento che la terra sotto di me non è stabile. Allora capisco che anche sotto i miei piedi erano sepolti altri cadaveri. Dentro una domanda: Signore, perché io sono vivo e loro sono morti? Incontrando in questi giorni il Santo Padre e i responsabili di vari uffici della curia romana, dico sempre: meglio un cane vivo, che un leone morto. Evidentemente abbiamo ancora una missione da fare in questa vita”. Dal primo giorno dell’attacco russo ad oggi, Shevchuk ha registrato un video-messaggio che diffonde anche in diverse lingue. “Ho capito che dovevo parlare al cuore di questo popolo”, spiega. “Ho quindi tirato fuori tutti i miei studi teologici. Non odiate. Non lasciatevi prendere da questi sentimenti. Ho invitato a trasformare l’ira in virtù, in coraggio e forza costruttiva. Tutto il Vangelo per noi suona diversamente”.

foto SIR/Marco Calvarese

L’impegno delle chiese è stato chiaro fin dall’inizio: “salvare le vite umane”. “Abbiamo deciso di rimanere tutti sul posto. Nessuno si è allontanato, né i vescovi, né i sacerdoti, né i monaci. E lo faremo finché ci sarà possibile”, assicura l’arcivescovo maggiore dei greco-cattolici ucraini. “Siamo rimasti anche nelle zone occupate. A Kherson c’è un monastero dei padri basiliani che è diventato un rifugio per le persone”. E interrogato sulle reali prospettive possibili di dialogo e pace tra la Russia e l’Ucraina, Sua Beatitudine esordisce: “Ogni guerra finisce con un accordo. “Se non si arriva a nessun accordo, allora la guerra è destinata a durare per sempre”. “Fino ad oggi – argomenta – la maggioranza di queste proposte di pace che vengono da loro, sono proposte di pacificazione coloniale. Non è riconosciuto alcun diritto di esistenza allo Stato ucraino e se non c’è il riconoscimento di una soggettività con la quale trattare, allora tutto svanisce”. L’analisi non è ottimista. “Non c’è nessun segnale di una autentica apertura alla pace. Sono dichiarazioni. Il Santo Padre è stato molto saggio a fare questo appello a Putin perché si fermi e a Zelensky perché si apra a ogni proposta seria di pace. Noi cerchiamo questa serietà con grande attenzione”.

Shevchuk parla anche di Europa. “Si taglia un po’ il flusso di gas e tutti sono impauriti. Ci si chiede come passerà l’inverno e ci si preoccupa per il rincaro della benzina. Si guarda al rialzo del costo della elettricità. Per noi in Ucraina, ascoltare tutto questo ci fa male perché mentre in Europa si discute se potete o meno abbassare le temperature di due gradi, noi stiamo pagando con il nostro sangue tutto questo”. La guerra ha smascherato un fatto: “il benessere europeo è causato dal gas e petrolio a basso costo della Russia. Il mutuo guadagno è stato fino ad oggi il fondamento della pace. Ma tutto questo oggi è fallito”. Sua beatitudine ha quindi messo in guardia l’Europa da un pericolo: “se il progetto europeo si riduce solo a un progetto economico, fallisce”. E aggiunge: “Non posso dare ricette. Chiedo solo: se la vita umana vale meno del prezzo del gas e del petrolio, che Europa siamo?”.  

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