“Per la maggior parte di queste persone tornare nei loro Paesi di origine non è un’opzione”. Anche i vescovi belgi scendono in campo e lanciano un appello all’accoglienza per gli immigrati senza permesso di soggiorno che arrivano nel loro Paese e vivono nella clandestinità. Lo fanno con un video appello il vescovo di Liegi, mons. Jean-Pierre Delville, e il vescovo di Gand, mons. Lode Van Hacke, diffuso anche per presentare la proiezione dell’ultimo film dei fratelli Dardenne “Tori et Lokita”, che si terrà mercoledì 14 dicembre a Liegi su iniziativa della Conferenza episcopale belga e alla presenza dei due registi. Le persone senza permesso di soggiorno – dice per primo il vescovo di Gand, mons. Van Hacke – “hanno davanti a loro una vita incerta. Vivono nella clandestinità e lavorano nella clandestinità. Vengono spesso sfruttati. Sono esclusi da ogni forma di sicurezza sociale. I bambini vivono nella minaccia di dover tornare in un Paese che non conoscono e che è per loro un Paese straniero”. Per questi motivi i vescovi lanciano oggi un appello per chiedere “misure concrete e umanitarie perché nessuno dimentichi nessuno”. “La situazione delle persone senza permesso di soggiorno in Belgio è difficile”, sottolinea il vescovo Delville. “In questi mesi ci siamo resi conto di essere capaci di fare accoglienza. Con gli ucraini, siamo stati e lo siamo tuttora molto accoglienti. Siamo stati capaci di trovare soluzioni. Ciò nonostante il problema dei sans papier è rimasto aperto”. I vescovi vogliono quindi dare voce alle persone che arrivano anche da altre parti del mondo come dall’Afghanistan, dalla Siria, da Paesi africani. Mons. Delville parla di circa 150mila presenze. E aggiunge: “È importante capire che è un problema lasciarle senza permesso e abbandonarle nella clandestinità”. Nel video, i vescovi chiedono un ricorso maggiore ai corridoi umanitari, ai “permessi temporanei” e un impegno a “lavorare su procedure più chiare e più trasparenti e non dipendenti dalle circostanze”.