“Istruzione, infanzia, disabilità… sono priorità in Argentina oggi?”. È l’interrogativo che si pone la Commissione episcopale per l’Istruzione della Conferenza episcopale argentina (Cea), in una nota diffusa ieri, in cui chiede a Governo e Parlamento di aumentare lo stanziamento per l’istruzione, i bambini vulnerabili e per le persone con disabilità.
Domanda retorica, poiché, “oltre al fatto che l’istruzione pubblica è salita agli onori della cronaca quando è stato reso noto il progetto di legge di Bilancio” è in ogni caso evidente “che il pensiero politico di chi guida il Paese non pone questo tema come priorità dell’agenda politica o sociale”. Ciò spiega in gran parte “il rinvio dei provvedimenti e le enormi e inesplicabili disuguaglianze che sono visibili nel territorio nazionale, soprattutto nei tre livelli di istruzione di base rivolti a bambini, adolescenti e giovani”. I vescovi fanno notare che se la legge di Bilancio, già votata dalla Camera dei deputati, venisse approvata senza le correzioni suggerite da molti soggetti, “andremmo in contraddizione con quanto orgogliosamente sostenuto in Argentina, anche in anni recenti e nei momenti più critici: che prendersi cura delle nuove generazioni e impegnarsi per educarle è il miglior investimento, e non sarà mai una spesa eccessiva”.
La Commissione, presieduta dall’arcivescovo di Buenos Aires, il card. Mario Aurelio Poli, ritiene anche che “di fronte al Bilancio nazionale sia importante salvaguardare le risorse per realizzare politiche di integrazione nell’area della disabilità”, aprendo le porte dell’inclusione sociale. “Chiediamo pertanto ai membri del potere legislativo e del potere esecutivo di tenere conto di questa realtà, affinché si concretizzi in voci di bilancio che consentano di proseguire con la giusta attenzione che si sta sviluppando e di avviare nuove iniziative nei confronti di chi giustamente le richiede. Vale la pena notare che nel contesto della povertà strutturale, l’infanzia e la disabilità possono diventare nuovi gruppi sociali vulnerabili, se non si darà priorità ai loro bisogni, concludono i vescovi”.