Alfredo e Claudia Caltabiano, sposi dal 1988 e genitori di sei figli – tra naturali e in affido –, sono i nuovi presidenti nazionali dell’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn). Alfredo ha sessant’anni, è parmigiano di adozione, è stato consulente finanziario per il Terzo settore (ora in esodo) e fa parte dell’osservatorio politico di Anfn. Caltabiano è presidente del Forum regionale delle associazioni familiari dell’Emilia Romagna, consigliere nel direttivo nazionale del Forum, e componente dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. Claudia è di tre anni più giovane ed è insegnante ad una scuola materna. Sono stati eletti all’unanimità durante l’Assemblea nazionale, che si è svolta a Marina di Ascea (Salerno), dal 29 ottobre al 1° novembre. In un periodo complicato per le famiglie come quello attuale con Alfredo Caltabiano affrontiamo le sfide e le prospettive di questo tempo.
Dopo l’elezione a presidenti nazionali dell’Anfn, ha espresso la volontà di diffondere il principio dell’“Italia del terzo figlio”: cosa significa?
L’idea, che in realtà è una sfida che vorremmo fosse raccolta dal nostro Paese, è passare dall’Italia del figlio unico, che caratterizza il nostro presente, all’Italia del terzo figlio, che guardi al futuro e agli innumerevoli benefici che potremmo avere semplicemente mettendo le famiglie, in particolare quelle che già ora hanno uno o due figli, nelle condizioni di arrivare almeno al terzo figlio. Come? Riconoscendo uno “status” alle famiglie con tre o più figli che consenta agevolazioni fiscali, economiche, tariffarie, lavorative, abitative e via dicendo. Il costo sarebbe molto limitato per lo Stato, perché attualmente le famiglie con tre o più figli sono un numero esiguo, ma consentirebbe in tempi brevi una forte ripresa della natalità, ma anche un importante messaggio culturale per la popolazione.
Prima il Covid, poi la guerra in Ucraina, con il caro bollette e l’aumento dell’inflazione: quali sono i problemi principali delle famiglie numerose oggi in Italia?
Ormai lo andiamo dicendo da sedici anni: ogni anno l’Istat certifica il graduale impoverimento delle famiglie con tre e più figli. E ogni anno la percentuale di famiglie numerose povere aumenta sistematicamente. Nel 2006 il 3,8% delle famiglie con 5 e più componenti viveva al di sotto della povertà relativa. Nel 2021 questa percentuale è arrivata addirittura al 22,6%. E purtroppo per il 2022 è facile prevedere un ulteriore impoverimento, dovuto proprio al caro bollette e all’inflazione.
Tutte le iniziative adottate per combattere l’aumento dei costi energetici e l’aumento dei prezzi non considerano quasi mai il nucleo familiare.
La fiscalità non considera quante persone vivono sul reddito tassato. L’assegno unico ha dimostrato diversi limiti, da noi evidenziati. Non parliamo poi del Reddito di cittadinanza, sembra cucito apposta per i single. Ma i problemi non sono solo di carattere economico, sono anche relativi alla casa, alla conciliazione con il lavoro, ma anche organizzativi, ad esempio con il sovrapporsi dei vari impegni relativi ai figli (per attività sportiva, catechismo, consigli di classe, compleanni, etc.). Tuttavia, le famiglie numerose sono quelle che più di tutte sono capaci di reagire in questo contesto, perché dimostrano una elevata resilienza. Ancora prima del Covid, avevano gli anticorpi per reagire a situazioni nuove e impreviste, a trovare soluzioni; e con questi anticorpi stanno reagendo efficacemente alle avversioni esterne attuali, malgrado lo scarso sostegno dello Stato.
Già prima di tutti questi problemi aggiuntivi, come ci ha confermato, era un dato assodato che nel nostro Paese avere più figli significa più povertà: quali risposte vi attendete dal nuovo Governo per venire incontro alle esigenze delle famiglie numerose?
È nostra intenzione porre al Governo, a cominciare dal ministro per la Famiglia, Natalità e Pari Opportunità, Eugenia Roccella, la proposta di una legge specifica per le famiglie numerose che non solo risolva il problema annoso della loro povertà, ma faccia riconoscere alle famiglie con tre e più figli uno “status” per vincere la sfida dell’Italia del terzo figlio. In questa auspicabile legge abbiamo una serie di proposte che riguardano il fisco, le politiche tariffarie, l’Isee, il sistema pensionistico, le politiche relative alla casa e al lavoro, l’eliminazione di tante piccole ingiustizie sparse nelle varie legislazioni non solo nazionali, ma anche locali, che non considerano adeguatamente il nucleo familiare, e così via. E auspichiamo anche una riforma elettorale che inizi a considerare il riconoscimento del diritto di voto, ora negato, ai minori, attraverso la delega ai genitori con il meccanismo di “Un figlio, un voto”.
Lei ha parlato dei limiti dell’assegno unico: è una risposta ancora insufficiente?
L’intenzione con cui è stato introdotto l’assegno unico era assolutamente lodevole: primo importante strumento a supporto della natalità e semplificazione attraverso l’adozione di un unico strumento sostitutivo di svariati altri interventi in essere. La nostra associazione, in occasione delle tre audizioni sull’assegno unico in cui siamo intervenuti (il 23 giugno 2016 presso la Commissione Bilancio del Senato, l’8 ottobre 2019 e il 13 ottobre 2020 presso la Commissione Affari sociali della Camera), ha tuttavia sin dall’inizio ribadito le criticità che poi hanno effettivamente caratterizzato l’assegno unico: l’applicazione dell’Isee, la penalizzazione per diverse famiglie numerose, la riduzione dell’importo per i figli maggiorenni e l’esclusione dall’assegno unico per i figli di età superiore ai 21 anni. A questo poi si sono aggiunti due ulteriori elementi: la complicazione, anziché semplificazione, per la richiesta dell’assegno unico, vincolata alla richiesta dell’Isee; l’inefficienza della clausola di salvaguardia; le difficoltà di accesso per diverse famiglie che hanno minori in affido. La soluzione passa attraverso la destinazione di maggiori risorse che vadano da una parte ad incrementare la parte universale, in particolare per le famiglie con tre e più figli, ed una revisione dell’Isee, che consideri maggiormente i carichi familiari e di meno la componente patrimoniale, in particolare la prima casa.
In un’Italia afflitta da anni da un pesante inverno demografico, quale contributo le famiglie numerose possono offrire e cosa ci possono insegnare?
Dal punto di vista demografico, le famiglie con tre e più figli compensano la percentuale di donne che non voglio o non possono avere figli, percentuale raddoppiata nelle ultime generazioni dall’11% al 22%. Oggi, poi, si parla giustamente sempre di più di sostenibilità. E qual è la tipologia di famiglia più sostenibile? Proprio quella delle famiglie numerose. Dal punto di vista ambientale, le nostre famiglie sono quelle più sostenibili per l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, del risparmio energetico, del riciclo, della sharing mobility. Difficilmente nelle nostre case rimangono avanzi, c’ è sempre qualcuno che mangia l’ultimo pezzo… Tante cose che dice ora Greta Thunberg, le famiglie numerose lo fanno da sempre… Dal punto di vista sociale,
rappresentano una palestra di vita per i figli che imparano sin da piccoli la condivisione e la relazione con gli altri.
Dal punto di vista economico, perché vengono applicate efficaci economie di scala.
Qual è il quid in più di una famiglia numerosa nella società di oggi?
L’accoglienza e l’apertura alla vita caratterizza le nostre famiglie.
Le nostre case sono spesso un viavai di amici e amiche dei nostri figli. Moltissimi sono peraltro i minori in affido che vengono accolti nei nostri nuclei. Le nostre case non saranno in ordine, ma sicuramente sono piene di vita!
Un freno ad avere più figli viene certamente dalle difficoltà, soprattutto per le donne, di conciliare lavoro e famiglia… Cosa chiedete su questo fronte?
Oggi l’accesso al part time spesso non viene garantito, quando invece in certi periodi della vita del genitore (mamma, ma anche papà) diventa fondamentale per gestire i numerosi impegni famigliari, pensiamo, ad esempio, accompagnare i figli a scuola e alle attività extrascolastiche, le malattie, la spesa, gli imprevisti che ovviamente in una famiglia numerosa sono spesso moltiplicati.
Ai genitori che lavorano devono essere garantite quelle flessibilità necessarie per gestire queste attività.
Anche la burocrazia spesso ci si mette in mezzo per complicare la vita delle famiglie. Una vera semplificazione della macchina amministrativa, con procedure semplici ed immediate per l’accesso alle tante domande e iscrizioni che riguardano i figli e la famiglia, rappresenterebbe un altro grosso aiuto per le famiglie. E poi, sarebbe utile che le aziende e le pubbliche amministrazioni ottengano la certificazione Family Audit, che qualifica una organizzazione come attenta alle esigenze di conciliazione famiglia-lavoro dei propri dipendenti. Il sostegno alle famiglie e alla natalità passa anche da questi strumenti.