Sono scese oggi in piazza a Roma 40 organizzazioni per chiedere all’Italia e all’Europa di riconoscere le proprie responsabilità e di non rinnovare il Memorandum Italia-Libia che, in caso di mancata revoca entro il 2 novembre da parte del governo italiano, verrà automaticamente rinnovato per altri 3 anni. “L’Italia e l’Unione europea continuano a impiegare in Libia sempre più risorse pubbliche e a considerarlo un paese con cui poter stringere accordi, all’interno di un complesso sistema basato sulle politiche di esternalizzazione delle frontiere, che delega ai paesi di origine e transito la gestione dei flussi migratori, con il sostegno economico e la collaborazione dell’Unione Europea e degli Stati membri. Il Memorandum Italia-Libia crea le condizioni per la violazione dei diritti di migranti e rifugiati agevolando indirettamente pratiche di sfruttamento e di tortura perpetrate in maniera sistematica e tali da costituire crimini contro l’umanità”. Questa è la dichiarazione delle organizzazioni che hanno manifestato oggi, sottolineando in un comunicato la ricaduta negativa sulla vita di uomini, donne e bambini migranti dopo 5 anni dal Memorandum Italia-Libia. “100mila persone intercettate in mare dalla Guardia costiera libica e riportate forzatamente in Libia, un paese che non può essere considerato sicuro. La vita dei migranti e rifugiati in Libia è costantemente a rischio, tra detenzioni arbitrarie, abusi, violenze e sfruttamento. Significa non avere alcun diritto e nessuna tutela”, si legge ancora nel comunicato dove si spiega come il Memorandum dal 2017 preveda il sostegno alla Guardia costiera libica, attraverso fondi, mezzi e addestramento, contribuendo quindi al respingimento ma anche ai centri di detenzione attraverso gli oltre 100 milioni di euro forniti (57,2 milioni dal Fondo fiduciario per l’Africa e 45 milioni attraverso la missione militare italiana dedicata. “Soldi pubblici e risorse destinate alla cooperazione e allo sviluppo, impiegate invece per il rafforzamento delle frontiere, senza alcuna salvaguardia dei diritti umani, né alcun meccanismo di monitoraggio e revisione richiesto dalle norme finanziarie dell’Ue. Ugualmente le risorse utilizzate per l’implementazione degli interventi umanitari non hanno bilanciato i crimini contro l’umanità che sono commessi attraverso il Memorandum”: questo un altro passaggio del documento diffuso nel quale si sottolinea come la Libia non possa essere considerato un Paese sicuro, con una situazione di insicurezza ed instabilità, dove si registrano testimonianze di abusi e violenze, e per questo rivolgono un appello all’Europa perché riconosca le proprie responsabilità, ed al governo italiano di non rinnovare gli accordi con la Libia.
Le organizzazioni firmatarie sono A buon diritto, Acat Italia, Acli, ActionAid, Agenzia Habeshia, Alarm Phone, Amnesty International Italia, Aoi, Arci, Asgi, Baobab Experience, Centro Astalli, Cgil, Cies, Cini, Civicozero onlus, Cnca, Comitato verità e giustizia per i nuovi desaparecidos, Comunità Papa Giovanni XXIII, Conngi, Cospe, Fcei, Focus Casa dei diritti sociali, Fondazione Migrantes, Emergency, EuroMed Rights, Europasilo, Intersos, Magistratura democratica, Mani rosse antirazziste, Medici del mondo Italia, Mediterranea saving humans, Medici senza frontiere, Movimento italiani senza cittadinanza, Open Arms, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, ResQ – People saving people, Save the Children, Sea watch, SenzaConfine, Simm, Uil, Unire, Un ponte per.