“Le parti sociali sono fondamentali e anche i migranti devono essere coinvolti nel processo per le politiche di integrazione e migrazione in modo significativo tutti i giorni”. Lo ha detto la commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson, intervenendo alla seconda giornata del settimo Forum europeo sulle migrazioni (Emf) organizzato dal Cese e dalla Commissione europea, sul tema “L’inclusione dei giovani: la chiave per il successo dell’integrazione dei migranti”. Tra le iniziative della Commissione Ue per l’inclusione, ha ricordato: “Ho lanciato l’iniziativa Safe homes con linee guida per chi ospita rifugiati, che non deve sentirsi abbandonati e anche il tema degli animali domestici dei rifugiati che speriamo di accogliere e far ancora meglio per le prossime volte. Oggi 670mila bambini ucraini vanno a scuola nell’Ue; la Commissione Ue ha elaborato linee guida per le scuole e abbiamo attivato Erasmus plus per i rifugiati. L’anno prossimo sarà l’anno Ue per le qualifiche e nel progetto pilota per i talenti dobbiamo coinvolgere anche i migranti. Nell’Ue ci sono 3 milioni di posti vacanti e si cercano professionisti”.
Alle domande dei partecipanti sul fatto che si utilizzino diversi trattamenti o procedure per i rifugiati ucraini rispetto ai migranti provenienti da altri Paesi, la commissaria ha risposto: “Sì e no. Per le domande di asilo, si ha diritto ad avere una valutazione individuale per capire se si ha diritto a protezione o meno. Mentre per la protezione temporanea, applicata agli ucraini, si tratta di una procedura collettiva, non si valutano singolarmente i casi ma tutti i rifugiati provenienti da quel Paese. La questione è tutelare la protezione di asilo temporanea, perché così trattiamo diversamente gli ucraini, ma per far in modo che gli altri possano godere di valutazioni individuali per accedere all’asilo”.
Per i richiedenti asilo le procedure sono più lunghe, rispetto alla protezione temporanea collettiva: “Dovremmo utilizzare delle linee guida su come accogliamo le persone all’interno delle comunità. Spesso i migranti restano per molto tempo nei centri di permanenza e questo non fa bene all’integrazione”, ha detto la commissaria. Sulle diverse procedure applicate dai Paesi Ue per l’integrazione e l’accoglienza dei migranti, “ci sono standard minimi che i Paesi devono rispettare ma anche impegni diversi da parte degli Stati per l’integrazione e su questo non dovrebbero esserci standard diversi”, ha aggiunto. La commissaria ha poi ribadito che l’Ue “può proporre degli orientamenti per l’integrazione” ma essa resta sempre “competenza degli Stati membri”.