“L’anno scorso ci sono stati 399mila nati. Nei primi sei mesi di quest’anno si è registrato il 3% di nati in meno. Siamo in una situazione problematica, siamo uno dei Paesi con i livelli di natalità più bassi. Questo porta a un cambiamento numerico della popolazione”. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, commentando i dati sul calo delle nascite in Italia, nel corso del convegno “Il futuro è giovane….ma i giovani hanno ancora il desiderio di generare la vita?”, che si tiene oggi a Roma nella sede dell’Università Lumsa. “Vuol dire che nell’arco di quattro decenni spariscono dodici milioni di persone – ha aggiunto -. Nel 2070 avremo 145mila ultracentenari che oggi sono invece 20mila. Vi lascio immaginare gli aspetti di natura sanitaria ed economica legati a un Paese che si modifica in questa direzione”. Come raddrizzare? “La diagnosi – ha risposto – è chiarissima: i figli vincolano, richiedono tempo. La rete welfare offerta dalla famiglia si ridurrà sempre di più. C’è un elemento culturale perché la logica oggi è ‘se fate i figli, li mantenete da soli, sono fatti vostri’.
L’invito è a passare alla logica che “sono fatti nostri”. “Deve diventare una forma di investimento. Se non ci sono le persone che producono, il nostro Paese non va avanti. Coinvolgiamo il mondo imprenditoriale, non continuiamo a dire che deve pensarci solo lo Stato. L’assegno unico universale non è stata una cosa straordinaria ma è almeno stata una cosa. Smettiamo di chiamare politiche sociali le politiche demografiche che non facciamo per nulla”. Riguardo all’esempio di un Paese europeo a cui guardare, il presidente dell’Istat parla della Francia, “dove – afferma – sono state fatte molte iniziative di aiuto e assistenza e cura ma dove soprattutto si è insistito sulla cultura”.