La giunta militare del Myanmar ha condannato oggi la leader estromessa Aung San Suu Kyi ad altri sei anni di carcere per corruzione, portando la prigionia del premio Nobel ad un totale di 26 anni. E’ l’agenzia di informazione cattolica asiatica a rilanciare la notizia. Suu Kyi “è stata condannata a tre anni di reclusione per ciascuno dei due casi di corruzione” di cui era stata accusata. Detenuta dopo il golpe militare dello scorso anno, Suu Kyi è già stata condannata per corruzione ed una serie di altre accuse da un tribunale della giunta. Nell’ultimo caso, il premio Nobel è stata accusata di aver accettato tangenti per 550.000 dollari dall’uomo d’affari Maung Weik. Suu Kyi – che nega tutte le accuse contro di lei – è apparsa in buona salute e avrebbe presentato ricorso, secondo quanto riporta oggi Ucanews aggiungendo che ai giornalisti è stato impedito di partecipare alle udienze del tribunale e agli avvocati di Suu Kyi è stato vietato di parlare con i media. Suu Kyi è stato il volto delle speranze democratiche del Myanmar per più di 30 anni. Prigioniera politica per quasi 15 anni, dal febbraio 2021 è stata nuovamente messa in stato di detenzione dai militari, insieme a molti dei suoi alleati politici dopo il colpo di stato, con un primo ministro condannato a 75 anni di carcere. Da quando i militari hanno preso il potere, il Paese è stato vittima di repressione violenta dei diritti umani, distruzione di villaggi, esecuzioni extragiudiziali di massa e attacchi aerei contro i civili. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, più di un milione di persone sono state sfollate dal colpo di stato. Più di 2.300 persone sono state uccise e oltre 15.000 arrestate.