“Stare nel mondo con gli altri e senza mai sentirci al di sopra degli altri, come servitori del più grande Regno di Dio”. È questo, per il Papa, uno degli insegnamenti fondamentali del Concilio, di cui ha celebrato il 60° anniversario presiedendo una Messa nella basilica di San Pietro. L’esempio citato da Francesco è quello di Pietro, da pescatore di pesci trasformato in pescatore di uomini e poi in pastore, “un mestiere nuovo che non aveva mai esercitato”: “Ed è una svolta, perché mentre il pescatore prende per sé, attira a sé, il pastore si occupa degli altri, pasce gli altri. Di più, il pastore vive con il gregge, nutre le pecore, si affeziona a loro. Non sta al di sopra, come il pescatore, ma in mezzo”. Ed è proprio questo “sguardo nel mezzo”, ha spiegato il Papa, quello che consente a Pietro e alla Chiesa di “portare il buon annuncio del Vangelo dentro la vita e le lingue degli uomini, condividendo le loro gioie e le loro speranze”. “Stare in mezzo al popolo, e non sopra il popolo: questo è il peccato brutto, il clericalismo, che uccide le pecore, non li guida, non le fa crescere”, ha aggiunto a braccio. “Quant’è attuale il Concilio”. ha commentato Francesco: “ci aiuta a respingere la tentazione di chiuderci nei recinti delle nostre comodità e convinzioni, per imitare lo stile di Dio: andare in cerca della pecora perduta e ricondurre all’ovile quella smarrita, fasciare quella ferita e curare quella malata”. “La Chiesa non ha celebrato il Concilio per ammirarsi, ma per donarsi”, ha puntualizzato il Papa: “Infatti la nostra santa Madre gerarchica, scaturita dal cuore della Trinità, esiste per amare. È un popolo sacerdotale: non deve risaltare agli occhi del mondo, ma servire il mondo. Non dimentichiamolo: il Popolo di Dio nasce estroverso e ringiovanisce spendendosi, perché è sacramento di amore, segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”.