“Lo sviluppo o è inclusivo o non è sviluppo. E allora, ecco il nostro compito, in particolare il vostro in quanto fedeli laici: far ‘lievitare’ la realtà economica in senso etico, la crescita nel senso dello sviluppo. E voi cercate di farlo, a partire dalla visione del Vangelo. Perché tutto nasce da come si guarda la realtà”. Lo ha detto, stamattina, Papa Francesco, ricevendo in udienza, nel Palazzo apostolico vaticano, i partecipanti al Convegno della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, ricordando il tema del Convegno stesso, “Crescita inclusiva per sradicare la povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile per la pace”. “Mi pare che l’espressione-chiave sia quella iniziale: ‘crescita inclusiva’ – ha osservato il Pontefice -. Fa pensare alla Populorum progressio di San Paolo VI, là dove afferma: ‘Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e tutto l’uomo’ (n. 14)”.
Riprendendo le parole di un narratore americano contemporaneo Paul Auster, il Santo Padre ha evidenziato: “Tutto nasce da come si guarda, e da dove si guarda. Guardare un altro dall’alto in basso è lecito farlo soltanto in una situazione: per aiutarlo a sollevarsi. Non di più. Questo è l’unico momento lecito per guardare dall’alto in basso. Lo sguardo di Gesù sapeva vedere nella povera gente che metteva due spiccioli nella cassetta delle offerte al Tempio un gesto di dono totale (cfr Mc 12,41-44). Lo sguardo di Gesù partiva dalla misericordia e dalla compassione per i poveri e gli esclusi. Da dove parte il mio sguardo? Una domanda che ci aiuterà sempre”.
Per il Papa “la crescita inclusiva trova il suo punto di partenza in uno sguardo non ripiegato su di sé, libero dalla ricerca della massimizzazione del profitto. La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, no, così la si ‘anestetizza’ ma non la si combatte. Come già dicevo nella Laudato si’, ‘aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte alle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro’ (n. 128). La porta è il lavoro: la porta della dignità di un uomo è il lavoro”.