“Profonda preoccupazione” è stata espressa ieri dal primate cattolico di Inghilterra e Galles, card. Vincent Nichols, per la richiesta da parte del Primo Ministro britannico, Liz Truss, di riconsiderare l’ubicazione dell’Ambasciata britannica nello Stato di Israele, suggerendone lo spostamento da Tel Aviv a Gerusalemme. L’idea di trasferire l’ambasciata britannica è stata comunicata dalla stessa Premier il 21 settembre scorso, a margine dei lavori dell’Onu, in un faccia a faccia con l’omologo israeliano Yair Lapid. Ad oggi, tra i grandi Paesi, solo gli Usa hanno trasferito l’ambasciata a Gerusalemme dopo la decisione assunta, nel 2018, dall’allora presidente Donald Trump e mai revocata da Joe Biden. Preoccupazione espressa in una lettera indirizzata direttamente alla neo Premier e resa nota dal cardinale attraverso Twitter. “Tale trasferimento dell’Ambasciata del Regno Unito – scrive l’arcivescovo di Westminster – danneggerebbe qualsiasi possibilità di pace duratura nella regione e sarebbe lesiva per la reputazione internazionale del Regno Unito”. Papa Francesco e i leader delle Chiese in Terra Santa, aggiunge il card. Nichols, “chiedono da tempo il mantenimento dello Status Quo internazionale su Gerusalemme, in conformità con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite. La città deve essere condivisa come patrimonio comune, e non diventare monopolio esclusivo di una sola parte, qualunque essa sia”. “Non vedo alcun motivo valido per cui un trasferimento debba essere preso in considerazione adesso”. Da qui la richiesta del cardinale al Primo Ministro di “riconsiderare l’intenzione espressa e di concentrare tutti gli sforzi sulla ricerca di una soluzione a due Stati, in cui Gerusalemme avrebbe uno status speciale garantito”.
La netta posizione del cardinale riflette quella più volte espressa nel passato dai vescovi europei e nordamericani riuniti nell’Holy Land Coordination (Hlc), organismo istituito alla fine del XX secolo per iniziativa della Santa Sede la cui gestione è affidata proprio alla Conferenza episcopale inglese. Lo scopo dell’Hlc è “visitare e sostenere le comunità cristiane locali della Terra Santa”. Il compito principale del Coordinamento risiede nelle quattro ‘P’: “Preghiera, pellegrinaggio, pressione e presenza”. Quest’anno la visita si è svolta lo scorso maggio, invece che a gennaio come da tradizione, a causa della pandemia. Nella dichiarazione finale del 2022 i vescovi ribadiscono che “Gerusalemme è una città ebraica, cristiana e musulmana. Deve restare un patrimonio comune e non deve mai diventare monopolio esclusivo di una sola religione”. Ribadita la speranza che “la Città Santa possa diventare un giorno la Capitale per due Stati”.