L’Austria va al voto il 9 ottobre per le elezioni presidenziali. I circa sei milioni di elettori dovranno scegliere tra sei candidati in lizza, tra cui l’attuale presidente Alexander Van der Bellen che cerca un secondo mandato. A fare notizia è la discesa in campo del giovane leader del Partito della birra dal nome d’arte Marco Pogo (all’anagrafe Dominik Wlazny). Il confronto sembra però incentrato tra il presidente uscente, sostenuto da una coalizione di sinistra e Walter Rosenkranz, candidato del partito di estrema destra FpÖ. “Un’elevata affluenza alle urne contribuisce in modo significativo alla legittimità degli organi elettivi e alla stabilità politica e sociale del Paese”, ha scritto in una dichiarazione il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle Chiese in Austria invitando i cittadini a esercitare il diritto di voto. “Sfide immense” nascono da crisi climatica ed energetica, la guerra in Ucraina, la pandemia e l’inflazione, cose che “potrebbero portare ancora più persone alla povertà”. Indispensabili sono quindi “stabilità politica, coesione sociale, orientamento al bene comune nonché giustizia e solidarietà”. Le Chiese riflettono anche sul fatto che “libere elezioni in una società libera sono tutt’altro che una cosa ovvia”, come hanno mostrato i referendum nei territori occupati in Ucraina. Ma anche in alcuni Paesi europei, conclude la dichiarazione, si osserva “con grande preoccupazione come conquiste democratiche vengano smantellate e diritti e libertà fondamentali limitati”.