La Repubblica Islamica dell’Iran, che in questi giorni ha nuovamente attirato l’attenzione di mass media e osservatori internazionali, “è incompatibile con molti diritti umani, incluso il diritto alla libertà religiosa come definito dalle convenzioni delle Nazioni Unite”. Lo denuncia, in un comunicato di oggi, la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), che ricorda anche che “qualsiasi attività volta a diffondere il Vangelo in Iran è contro la legge. Le Chiese non registrate, soprattutto quelle evangeliche, sono considerate nemiche dello Stato e subiscono una persecuzione sistematica. I cristiani sono spesso vittime di arresti arbitrari, detenzione e aggressioni da parte della polizia. Molti fedeli sono stati arrestati durante cerimonie religiose e accusati di crimini contro la sicurezza nazionale. Il governo impone limitazioni legali alla costruzione e al restauro delle chiese; ai cristiani sono inoltre interdette posizioni come quella di dirigente scolastico. Sono vietate le celebrazioni in lingua farsi, l’idioma nazionale, di conseguenza non si possono celebrare Messe in persiano, per cui diventa impossibile comunicare la fede. Per lo stesso motivo non è permesso detenere Bibbie o libri sacri in persiano. La libertà, l’integrità fisica e perfino la vita dei convertiti dall’Islam al Cristianesimo sono particolarmente a rischio, potendo essere accusati di apostasia, un reato che prevede la pena capitale”. “Anche i musulmani che non condividono l’interpretazione dell’Islam del regime – sottolinea Acs – sono esposti a tutte le tipologie di abusi, incluse le condanne a morte. I musulmani sunniti e i membri della comunità sufi sono particolarmente colpiti da tali abusi. Anche la comunità baha’í è vittima della persecuzione statale. Ebrei, zoroastriani e cristiani appartenenti alle Chiese tradizionali registrate possono praticare liberamente il loro culto, come confermano i loro leader, ma solo entro gli stretti limiti imposti dalla legge e dall’interpretazione di questa operata dalle autorità locali. Inoltre, anche le minoranze riconosciute sono sotto la costante sorveglianza degli organi di sicurezza dello Stato”. “Considerata la brutale repressione del dissenso interno, le prospettive per la libertà religiosa nel Paese restano tristemente negative” commenta Alessandro Monteduro, direttore di Acs Italia – per questo non possiamo ricordarci della violazione dei diritti umani in Iran solo quando le notizie di cronaca rendono evidente la punta dell’iceberg. Le Istituzioni internazionali dovrebbero intervenire quanto prima e in modo concertato per ottenere il rispetto della libertà religiosa e degli altri diritti fondamentali. Acs Italia auspica inoltre che la nostra connazionale Alessia Piperno possa essere presto restituita in sicurezza ai propri cari”, conclude Monteduro.